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#Review: recensione di Wolverine – L’immortale

Finalmente l’attesa è terminata. Oggi in tutte le sale uscirà Wolverine – L’immortale. Il mutante della Marvel, interpretato da Hugh Jackman, fa il suo ritorno al cinema quattro anni dopo X-Men le origini: Wolverine, lo spin-off di Gavin Hood interamente dedicato a Logan, il Wolverine degli X-Men. Ora cosa succederà? Logan è deciso a sbarazzarsi della propria immortalità, e così quando un ricco imprenditore giapponese, al quale ha salvato la vita, si offre di donargli la mortalità attraverso un congegno di sua invenzione, lui accetta subito. Così facendo però dà a tutti i suoi nemici un’occasione unica per ucciderlo. Dovrà combattere duramente per salvarsi la vita. Jackman da dieci anni porta sul grande schermo questo personaggio ed è la quinta volta che veste i panni del mutante (leggi come fa Hugh Jackman a tenersi in forma per il ruolo). L’attore, anche co-produttore del film, ha creduto fortemente in questo progetto, riuscendo quasi tre anni fa ad affidarlo alla regia del Darren Aronofsky che aveva conosciuto durante The Fountain. Dopo l’abbandono di Aronofksy, la regia è passata a James Mangold.

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In questa pellicola l’immortalità viene vista come una maledizione. Logan è costretto a vivere per l’eternità e deve affrontare la cosa con lucidità anche se questa condizione lo porterà a perdere tutte le persone che gli sono accanto. Le persone che ha amato, ama e amerà finiranno per morire e lui li vedrà tutti andare via uno per uno. Insomma un uomo immortale fuori, ma quasi morto dentro per la solitudine e la mancanza di affetti. Un uomo che ha perso la sua identità. Probabilmente nella storia tutti questi tormenti finiscono per appesantire la narrazione. Inoltre il film risulta pieno di elementi molto diversi tra loro: prima la ricostruzione dell’esplosione atomica di Nagasaki, poi il mutante alla ricerca della sua anima perduta, l’analisi introspettiva e più profonda del protagonista e gli scontri finali in salsa orientale. Tutto questo in un solo film, ma forse manca l’anello di congiunzione per legare perfettamente tutte queste parti.

Foto by Kikapress

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Samantha Suriani

Toglietemi tutto, ma non la musica, il buon cibo…e la tinta rossa. Potrei diventare pericolosa.

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