Categorie: Interviste

Rosaria Russo, Il Pasticcere: “Mi sono trasformata in femme fatale ma poi…”

Rosaria Russo è una donna di Sicilia. E la sua sicilianità le sta orgogliosamente attaccata addosso: è nei suoi capelli scuri, nello sguardo intenso, sulle labbra ben disegnate e sulle forme generose. La si trova anche nelle parole di Rosaria, in quel modo appassionato con cui parla del suo mestiere d’attrice. Ha lasciato Gela, la sua città natale, che aveva appena diciotto anni. Si è trasferita a Roma con il preciso intento di studiare recitazione, ha frequentato diverse scuole e “fatto un percorso vario“, spiega, che all’inizio pareva condurla sulle scene teatrali. Poi invece è arrivata la tv, la Russo ha recitato in diverse serie fra cui Crimini e Il giudice Mastrangelo; poi ancora, l’incontro che si è rivelato determinante sia per la sua vita che per la sua carriera: quello con il cinema.

Il cinema ha oscurato gli altri mondi…
Beh, diciamo che con il cinema mi si è aperto un universo. Ha scatenato e continua a scatenare in me un’infinita serie di emozioni, è una sorta di chiave di lettura che rende chiaro tutto. Mi viene più semplice lavorare su un set cinematografico, trovo sia una cosa più reale rispetto al teatro e alla televisione. Amo la macchina da presa, l’obiettivo che ti entra nello stomaco. Dietro quel pezzo di vetro, per me, ci sono mille persone tutte insieme. L’obiettivo mi fa tremare le gambe. E’ come se vivesse e respirasse.

Recitare è sempre stato il tuo sogno?
E’ una dimensione che mi piace perché appartiene prima di tutto al mio passato: i miei nonni avevano un cinema e i miei genitori spesso mi lasciavano lì. Ho visto centinaia di film, ricordo le pellicole 16 mm… Ancora ne conservo qualcuna. Un po’ come la storia raccontata in Nuovo Cinema Paradiso, hai presente (sorride, ndr)?

Sei soddisfatta dei traguardi finora raggiunti?
Nel mio piccolo ho fatto ciò che desideravo. Ovvio che vorrei fare di più, ma è anche vero che non posso lamentarmi. Soprattutto considerando il periodo di crisi che riguarda anche il cinema. E poi, cosa più importante, finora ho fatto solo cose che mi piacevano.

Il film Piede di Dio è stato determinante nel tuo cammino artistico.
Sì, è il film che ha segnato l’incontro con Luigi Sardiello (il regista, ndr); il primo in cui ho avuto un ruolo da co-protagonista. Mi è molto piaciuta quella parte, interpretare la madre di un bambino problematico è stata un’esperienza intensa e formativa.

Il 31 ottobre è uscito invece Il Pasticcere, sempre per la regia di Sardiello.
Esatto. E ho un ruolo completamente diverso rispetto al primo film. Questa volta sono una femme fatale, una donna apparentemente cattiva che poi però vive una sorta di catarsi e cambia completamente. Sono contenta, perché con queste due pellicola Luigi ha saputo tirar fuori due parti di me completamente diverse fra loro.

Nel cast di entrambi c’è anche Antonio Catania, tuo collega e marito.
Esatto. Ma quando ho girato Il piede di Dio mia madre era ancora in vita: un’altra differenza fondamentale, per me.

Tu sei stata anche interprete di un apprezzato spot…
… Quello sulle arance (ride, ndr)! Non rifiuto le piccole cose se trovo che abbiano qualcosa di interessante. E credo che le piccole cose possano essere significative come e anche più di quelle grandi.

Prossimi impegni?
Nel febbraio 2014 cominceranno le riprese del film L’attesa, dedicato alla storia di Rodolfo Valentino.

Com’è la tua vita al di là del lavoro?
E’ una vita normalissima: marito, figlio, amici. Non amo troppo la mondanità anche se ogni tanto partecipo a qualche evento… Sennò poi si chiedono “ma che fine ha fatto??” (sorride, ndr).

Bisogna restare nel giro…
Beh, ti devi far vedere. Per certi versi è quasi un’imposizione… A volte sono serate divertenti, altri volte m’annoio e basta. E poi devi essere sempre in tiro, coi capelli fatti e il trucco a posto: no, preferisco la tranquillità!

Rosaria, sinceramente: quanto è di aiuto la bellezza?
Ammetto che, all’inizio, io stessa prestavo molto più attenzione all’aspetto esteriore. Ero più perfettina, ecco. Forse anche troppo. Poi, a un certo punto, ho realizzato che tutto sommato non me ne frega così tanto. Preferisco essere semplice. La semplicità ti rende immacolata, come un foglio su cui poter scrivere. Su cui è possibile disegnare qualsiasi cosa. Mi preferisco così.

Sei più matura.
Più matura? Più vecchia, vorrai dire (ride, ndr)!

Foto by Ufficio Stampa -Facebook

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Redazione

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