“Questo film è mio figlio. Per un sacco di motivi. Forse questo film è anche un po’ mio padre“: ecco le parole scritte di getto – e di pancia – da Vinicio Marchioni prima di entrare nell’Auditorium Parco della Musica, per l’esattezza nella Sala Santa Cecilia. Oggi, 13 novembre, nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma – Sezione Alice nella Città è stato presentato in anteprima Il Sud è niente, opera prima del giovane regista calabrese Fabio Mollo, al cinema dal prossimo 5 dicembre.
E’ una storia interamente ambientata a Reggio Calabria, una storia attraverso la quale Mollo ha voluto raccontare le persone che abitano nella sua città “e che lottano per mandarla avanti“; tuttavia è anche un omaggio “alle nuove generazioni del Sud che custodiscono l’amore e la magia di questa terra. Il sud è niente, ma è tutto quello che tu vuoi che sia“. Grazia (Miriam Karlkvist, anche lei al suo debutto) ha diciassette anni e vive con suo padre Cristiano (Marchioni), proprietario di una pescheria; non riesce a superare il trauma causato dalla morte del fratello emigrato in Germania (anche perché nessuno le ha mai spiegato come sia avvenuta) e per colmare in qualche modo questo vuoto si veste e si comporta come un maschio. E’ ombrosa, taciturna e molto chiusa.
Un giorno, mentre sta facendo un bagno a mare, le sembra di vedere proprio il fratello. Ha la medesima sensazione in una seconda circostanza. Si convince, dunque, che sia davvero ancora vivo e che il padre le abbia mentito. Decide di cominciare a cercarlo, aiutata da Carmelo (Andrea Bellisario), il figlio del giostraio. Cristiano, intanto, deve fare anche i conti con la ‘ndrangheta che minaccia la sua attività. Il Sud è niente, del cui cast fa parte anche Valentina Lodovini, non può essere considerato un film leggero. Anzi. E’ di quelle pellicole che mirano allo stomaco. E che allo stesso tempo provano a squarciare veli, abbattere pregiudizi. La Calabria rappresentata da Mollo è spesso avvolta dal silenzio, un silenzio che assume varie forme: è quello della minaccia criminale, dei paesaggi, è l’assenza di parole fra padre e figlia in momenti in cui invece si dovrebbe parlare. E’ il silenzio di chi sa che le cose non vanno, non vanno affatto, vorrebbe cambiarle ma sente di avere braccia e gambe legate. E’ il silenzio che comprime il dolore di Grazia spingendola a camuffarsi da maschio, è l’accogliente acqua del mare che avvolge come un abbraccio materno. Qualcuno dice che, se questo silenzio fosse stato meno assordante, il film di Mollo ci avrebbe guadagnato. Ma si tratta di una sua scelta consapevole, questo è chiaro. E’ lo stile adottato.
Pietro, il fratello scomparso di Grazia, non c’è. Ma in realtà c’è. Sotto forma di apparizioni, segnali, sogni. Una figura positiva, che per certi versi coincide con la speranza. No, Il Sud è niente non è un film leggero. Ha un peso ben definito. E Marchioni, nelle vesti di padre forte ma anche impaurito, severo e pure col cuore grande; nelle vesti di “piccolo eroe” che ha compiuto un grande sacrificio per proteggere sua figlia e al contempo non riesca a ribellarsi al sistema… Beh, Marchioni in tali vesti c’ha messo un bel pezzo di sé. Questo film è suo figlio. Suo padre.
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