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Smetto quando voglio, dal 6 febbraio al cinema: trailer

Sono ricercatori universitari. Manco a dirlo, tutti vittime della crisi nonostante il loro nutrito bagaglio culturale e le più che legittime ambizioni. Però non c’è disperazione cupa nei loro animi, anzi. Sanno riderci sopra, loro. Perché arrivati a un certo punto, c’è poco da fare. E allora tanto vale sdrammatizzare. Sono i protagonisti di Smetto quando voglio, debutto alla regia di Sydney Sibilia che strizza un occhio a I soliti ignoti e approderà nelle sale italiane il prossimo 6 febbraio per Fandango. Con un cast di tutto rispetto: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Sergio Solli e Neri Marcorè.

Pietro (Leo) viene licenziato dal suo ateneo a causa di tagli resi necessari da una critica situazione economiche. Privo di prospettive, decide di formare una banda “ingaggiando” suoi ex colleghi ormai rassegnati a fare lavori umili e saltuari pur di guadagnare qualcosa. Il loro obiettivo è quello di sintetizzare e poi smerciare una nuova droga: sono ricercatori, dopo tutto, no? Il fatto è che la realizzazione del diabolico piano si tramuterà presto in una serie di imprevedibili momenti comici.

Sono partito – ha spiegato il 32enne Sibilia al quotidiano La Repubblica – da un articolo che parlava di laureati in Filosofia con 110 e lode che facevano i netturbini, felicemente rassegnati, che nell’alba romana dissertavano sulla Critica della ragion pura. Era interessante l’idea che solo in una società come la nostra i più intelligenti finiscono ai margini. Ma Smetto quando voglio non è film sul precariato, ne ha intenti di critica sociale. È una commedia che speriamo faccia molto ridere il pubblico“.

Tutte le storie raccontate nel film sono vere; per esempio “c’è una scena – ha continuato il regista – in cui l’antropologo cerca di essere assunto dallo sfasciacarrozze ma gli scappa un termine colto. Allora prima nega, poi parla della laurea come di un errore di gioventù. La storia l’ho copiata da una scena vista sotto casa mia, a San Lorenzo: un ragazzo della Sapienza che cercava di essere assunto dal fruttivendolo marocchino. C’è un mondo di persone che sono inadatte alla vita pratica. Se le togli dallo studio non sanno cosa fare“. Esistono realmente anche l’archeologo costretto a farsi pagare il panino dagli operai e il biologo che fa il cameriere in un ristorante cinese; e c’è un Neri Marcorè in vesti del tutto inedite, “che fa il cattivo della storia…“.

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Redazione

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