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Categorie: Recensioni

12 anni schiavo: un film per chi non teme le emozioni forti e crude

E’ candidato a ben 9 premi Oscar e ha già vinto due Bafta per il Miglior film e per il Miglior attore e un Golden Globe come Miglior film drammatico; ha trionfato al Festival di Toronto e raccolto grandi consensi a quello di New York ma allo stesso tempo ha acceso polemiche per i poster italiani che hanno puntato su Brad Pitt (presente nelle vesti di produttore e interprete di un ruolo minore) anziché sul protagonista di colore Chiwetel Ejiofor. All’anteprima di Capri ci sono stati grandi applausi ma più di qualcuno ha abbandonato la sala per le scene troppo crude: oggi, 20 febbraio, 12 anni schiavo approda finalmente nei cinema nostrani.

Ambientato nel 1841, poco prima della guerra civile americana, è diretto da Steve McQueen e tratto dall’omonima autobiografia di Solomon Northup (la cui pubblicazione risale al 1853). E’ una storia vera, dunque. La storia di un talentuoso violinista e artigiano (Solomon è interpretato da Ejiofor) che vive con la famiglia nello stato libero di New York. Ingannato da due finti agenti di spettacolo, Solomon viene in seguito rapito e venduto come schiavo. Non riesce a dimostrare la sua reale identità e così si ritrova costretto a vivere per 12 anni in cattività, continuamente vessato dal suo padrone Edwin Epps (Michael Fassbender). Soltanto grazie al coraggio di Samuel Bass (Pitt), un canadese abolizionista, Solomon riuscirà a riabbracciare i suoi cari e ritrovare il suo status di uomo libero.

Non è una pellicola semplice, questa. McQueen dà ancora una volta prova del suo notevole talento (già emerso in Hunger e Shame) e ricostruisce i fatti in modo lucido quanto fedele. Uno dei punti forti è senza dubbio la fotografia, generatrice di un impatto visivo fortissimo; lo stile della regia è asciutto, in certi momenti quasi documentaristico, caratterizzato da lunghi piani sequenza. In effetti non mancano riprese assai crude, anche troppo, e a questo bisogna essere preparati. Su questo punto bisogna fare una scelta ben precisa prima di accomodarsi davanti al grande schermo.

Fassbender, l’attore feticcio di Mc Queen, è particolarmente ispirato nei panni del crudele schiavista alcolizzato e accetta tutte le responsabilità di un ruolo così complesso; promozione con lode anche a Ejiofor, perfetto nel restituire l’immagine di un uomo che sa conservare la dignità nonostante una disperazione assoluta. Quei 12 anni sono accesi da vendette prive di giustificazione, violenze senza soluzione di continuità, trappole costruite soltanto dalla crudeltà. Passa in fretta, il tempo, e di certo non c’è alcun rischio di annoiarsi. Anzi, per tutta la durata del film l’anima non trova pace, il cervello è in moto, il cuore osserva e spreme gocce d’amaro. No, non è un film per tutti…

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