La sedia della felicità: l’ultimo film di Mazzacurati arriva nelle sale

Lo scorso 22 gennaio il mondo del cinema italiano ha perso Carlo Mazzacurati, regista elegante ed apprezzato nonché uomo dal cuore grande. Aveva soltanto 57 anni e da molto tempo lottava contro un male che si è rivelato incurabile. Manca, Carlo. Manca e fa un certo effetto sapere che il prossimo 24 aprile uscirà nelle sale il suo ultimo film, La sedia della felicità, prodotto da Angelo Barbagallo e girato in Trentino.

I protagonisti sono Isabella Ragonese e Valerio Mastandrea, che interpretano rispettivamente un’estetista (Bruna) e un tatuatore (Dino) in precarie condizioni economiche. Aspettano che un colpo di fortuna rivoluzioni le loro esistenze e invece si ritrovano coinvolti in una vicenda che ha dell’assurdo. Una cliente, poco prima di morire, confida infatti a Bruna che suo figlio Norma Pecche – un criminale – ha nascosto un mucchio di gioielli in una delle sedie del suo salotto; la ragazza si reca subito nella villa in questione per sottrarre il tesoro ma resta bloccata dietro un cancello insieme e un cinghiale. In suo soccorso arriva Dino, che inevitabilmente si lascia trascinare nella bizzarra vicenda. I due, così, si lanciano alla ricerca dei preziosi (le sedie dell’intero salotto sono finite all’asta) e alla fine troveranno la ricchezza.. Ma non in quegli oggetti.

Mazzacurati, come nelle altre sue opere, anche in questa pellicola dà grande importanza ai luoghi. Quei luoghi che conosceva bene che tanto amava. Che mostrano cicatrici eppure conservano intatto il loro potere seduttivo. I due personaggi principali si muovono fra lagune e colline, paesi e corsi d’acqua, e lo spettatore sorride tra momenti di malinconia e riflessione. Del cast fanno parte anche gli ottimi Giuseppe Battiston, Roberto Citran, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando e Natalino Balasso; Mastandrea e la Ragonese si muovono da una scena all’altra con destrezza, grazie al loro talento e a un feeling tangibile. L’appuntamento è nelle sale fra qualche settimana, e non c’è modo migliore per salutare Carlo.

© Piergiorgio Pirrone – LaPresse

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