Per amore del mio popolo: la tragica morte di Don Peppe Diana

Ieri – mercoledì 19 marzo – è andata in onda la seconda parte della miniserie Per amore del mio popolo con protagonista Alessandro Preziosi nei panni di Don Giuseppe Diana – detto Peppe – che ha conquistato 5.280.000 spettatori pari al 19.55 per cento di share. Ci troviamo a Casal di Principe e il sacerdote combatte la camorra: in particolare le famiglie Esposito e Capuano che sono in continua lotto tra loro. Don Peppe rifiuta i loro soldi e decide di organizzare fiaccolate ed incontri con i giovani per togliergli dalla strada. Vorrebbe fare la stessa cosa con Domenico – figlio illegittimo di Antonio Esposito, uno dei boss – ma il ragazzo sempre sceglie la via criminale. Quando il prete realizza il manifesto dal titolo In nome del mio popolo contro la camorra per lui la vita diventa sempre più difficile.

Gli Esposito e i Capuano decidono di concedersi una tregua e trovano un accordo per vendicarsi di Don Diana. La notte di Capodanno sulla Chiesa arrivano dei colpi di un mitra: è un avvertimento. Domenico vede che ad agire è stato il fratellastro Carlo, ma fa finta di niente e così viene chiamato dal patrigno per essere accolto nella faloro casa. La pace tra le due famiglie però dura poco, così organizzano dei raid cittadini spargendo sangue nelle strade del paese. Nel frattempo le accuse di Don Diana cadono nel vuoto, ma i carabinieri riescono ugualmente ad arrestare alcuni componenti della malavita. Si scoprono così i rapporti tra politica e camorra: urgono nuove elezioni. Viene eletto Franco Aversa, amico stretto del prete, ma i festeggiamenti durano poco quando arriva la notizia che in Sicilia Cosa Nostra ha ucciso Don Puglisi.

La notizia sconvolge Don Diana, che però decide di non fermarsi. Ma ormai è nel mirino della camorra e non c’è più niente da fare. Il giorno di San Giuseppe – 19 marzo – del 1994 il sacerdote saluta i suoi familiari e va in chiesa a celebrare la messa. Un criminale entra in sagrestia e spara al prete (cinque colpi: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo) lasciandolo a terra senza vita.

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