Pupi Avati: “Sharon Stone? Nessuna l’aveva riconosciuta”

Domani, 18 settembre, arriva nelle sale Un ragazzo d’oro, nuovo film di Pupi Avati con un cast assai particolare ovvero composto da Sharon Stone, Riccardo Scamarcio, Cristiana Capotondi e Giovanna Ralli (qua la trama e il trailer). La presenza della star hollywoodiana senza dubbio catalizza l’attenzione e incuriosisce, anche perché accompagnata da una serie di rumors circa i suoi capricci da diva (“ho lavorato malissimo, sul set c’era una gran confusione”, ha pure dichiarato in un’intervista). Ed è proprio a tal proposito che Avati si pronuncia, tramite il quotidiano La Repubblica, facendo un ritratto della Stone a dir poco interessante e al punto giusto irriverente.

L’idea di avere lei per il personaggio di una ex attrice degli anni Novanta diventata editrice – racconta Avati – l’ho avuta io: sapevo che esistevano attrici americane anche più brave di lei, ma io volevo l’icona cinematografica. Tutti i giorni sul set le dicevo: ‘Ma ti rendi conto che sei Sharon Stone perché quel giorno hai accavallato le gambe’. Mio fratello mi ha chiesto se ero pazzo, in Rai mi hanno detto ‘non l’avrete mai’. Poi è iniziato un carteggio che varrebbe un romanzo tra i suoi agenti e avvocati e la nostra casa di produzione, una trattativa che rasenta il ridicolo, che riguardava dettagli imbarazzanti come se l’Italia fosse un Paese del terzo mondo. D’altronde l’abbiamo anche noi l’elettricità“. Beh, un po’ d’ironia è davvero il minimo dinanzi a questa situazione.

Comunque poi la Stone è arrivata e il regista è andato a prenderla a Firenze insieme ad alcuni componenti della produzione: hanno pure noleggiato un treno Italo ma la Stone s’è confusa col binario e quindi ha aspettato seduta su una valigia. Senza che nessuno la riconoscesse. “Poi mano mano ha cominciato sempre più a sentirsi Sharon Stone. Sul treno noleggiato tutti hanno chiesto di fare foto con lei, le abbiamo servito un rinfresco coi pasticcini, all’arrivo a Tiburtina c’erano già una trentina di fotografi. L’abbiamo portata nella suite più lussuosa dell’hotel Hassler, il giorno dopo sul set c’erano più di duecento paparazzi“. A quel punto, dice Avati senza timori e senza girarci troppo intorno, “si è definitivamente montata la testa. E’ il rapporto classico con quelle attrici americane ormai in fase di leggero declino“.

Nonostante tutto, mentre lei afferma di aver lavorato malissimo, lui rilancia con un sornione “non è assolutamente vero che non lavorerei di nuovo con lei”. E la palla è di nuovo al centro.

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