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Categorie: Recensioni

La buca: Castellitto e Papaleo nel mondo immaginario di Ciprì

Sergio Castellitto s’è portato dietro una piccola macchina fotografica e si diverte a fare selfie con i colleghi e qualche fan. Valeria Bruni Tedeschi è in grande forma, quasi eterea, guarda con attenzione l’intervista che ha rilasciato per un noto magazine e che è fresca di stampa, si sofferma sulle foto ed esclama: “Mi hanno ringiovanito troppo, però!“. Rocco Papaleo osserva, scambia chiacchiere, distribuisce calorosi abbracci e pacche sulle spalle. Il cane Sioux non si allontana dall’addestratore Massimo Perla e si vede che è fresco di toelettatura: il suo pelo pare un nuvola, ricorda quasi la cipria.

Interno giorno, cinema romano a pochi passi da Via Nazionale: sta per cominciare la conferenza stampa organizzata per la presentazione de La buca, nuovo film di Daniele Ciprì in uscita il prossimo 25 settembre per un totale di circa 200 copie. Ciprì firma anche la sceneggiatura insieme ad Alessandra Acciai, Massimo Guadioso e Miriamo Rizzo. E’ la storia di Oscar (Castellitto), avvocato scontroso e dall’operato non esattamente irreprensibile, che proprio “grazie” a Sioux s’imbatte in Armando (Papaleo), povero diavolo reduce da trent’anni di carcere inflitti ingiustamente. Il cane è di Armando e morde Oscar, il quale sulle prima pensa di monetizzare il piccolo incidente. Poi scopre che il suo interlocutore è – appunto – la vittima di un’ingiustizia eclatante e dunque comincia ad accarezzare un piano assai più ambizioso: intentare una causa ai danni dello Stato. I due s’improvvisano dunque detective e vanno alla ricerca delle prove necessarie; pur essendo ai poli opposti, gradualmente si ritrovano a costruire una bizzarra amicizia e tra loro si mette Carmen (la Bruni Tedeschi), dolce barista che appartiene al passato di uno e potrebbe entrare nel futuro dell’altro…

Ciprì torna dunque a proporre il suo cinema sospeso fra fantasia e realtà, che non s’accompagna a citazioni precise – come qualcuno potrebbe ipotizzare – ma è piuttosto una sorta di viaggio evocativo di tutta la Settima arte. Sono mondi senza spazio e senza un tempo precisi, i suoi, perché “non riesco – spiega – a immaginare una storia in un luogo realistico. Disegno una strada assecondando il mio immaginario“. Poi, certo, il suo immaginario è fatto anche di ciò che ha visto e amato, e allora ecco che questo film ha sapori che possono ricondurre alla commedia italiana degli anni Sessanta, a giganti del calibro di Risi e Monicelli, oppure a Billy Wilder e Blake Edwards. Sapori cui se ne mescolano altri, scoperti nella quotidianità, magari su un autobus o su una metropolitana.

Dopo Un boss in salotto di Luca Miniero, Papaleo si trova per la seconda volta nello spazio di breve tempo e interpretare un uomo uscito di galera: “Si vede che ho qualche pendenza con la giustizia – scherza lui – oppure sono gli sceneggiatori che hanno poca fantasia… O troppa…“. Ma è soltanto l’origine comune, perché poi l’evoluzione segna una differenza netta. Qua interpreta “una specie di angelo che cade del carcere, che non è assetato di vendetta per l’ingrato destino. C’è in lui una totale assenza di rancore verso l’ingiustizia subìta“. E poi c’è lui, Castellitto. Che dopo “35 episodi di In Treatment passati immobile su una poltrona” finalmente ha avuto la possibilità di divertirsi interpretando la parte di un cattivo e scatenarsi anche fisicamente grazie a una recitazione che imponeva la velocità e il continuo movimento. Il suo Oscar è un manigoldo, vero, ma anche per lui ci sono margini di assoluzione perché “le truffe che organizza hanno pure un fine nobile” e vanno a vantaggio della povera gente. Ed è perciò che, a quelle truffe, Oscar cerca di dare una vera e propria dignità. Ma sempre truffe restano.

Su questi due artisti che per la prima volta recitano insieme per il grande schermo, ecco soffiare la “brezza marina venuta dalla Francia” (definizione di un ispirato Papaleo) ergo la Bruni Tedeschi. Che ha trovato estremamente gradevole e per nulla difficile lavorare insieme a loro. Insieme a “questi due clown: uno cinico e l’altro del circo“.

Foto by Velvet Cinema

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