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Categorie: Recensioni

Postino Pat: la lealtà dei pupazzi diventa un esempio per gli umani

Fra i primi titoli sbarcati nelle sale cinematografiche italiane in questo 2015 c’è anche Postino Pat, film d’animazione tratto dalla serie televisiva inglese ideata da John Cunliffe ed Ivor Wood (la prima volta è stata trasmessa dalla BBC nel 1981, la seconda e la terza stagione sono andate in onda rispettivamente nel 1996 e nel 2004). La regia è di Mike Disa e il protagonista naturalmente è sempre lui, Pat, un efficientissimo postino della SDS, Servizio Consegne Speciali. La vicenda è ambientata nell’immaginaria cittadina di Greendale e al fianco di Pat c’è il fedele amico gatto Jess. La computer grafica ha permesso di creare un prodotto di alta qualità da un punto di vista visivo, il messaggio di base coincide con l’importanza della lealtà e della sincerità non solo nell’ambito familiare ma anche – e forse soprattutto – in quello lavorativo.

POSTINO PAT, IL TRAILER UFFICIALE: GUARDA

In questa pellicola il simpatico portalettere – che ha la voce di Max Tortora – è preso da un concorso televisivo, un talent. Vuole vincere a tutti i costi per realizzare il sogno di sua moglie, ovvero fare un viaggio in Italia. Intanto, però, l’azienda per cui lavora sta cercando di eliminare il contatto (cordiale, quasi intimo) fra i postini e gli abitanti, realizzando una sorta di catena di montaggio robotizzata per la consegna dei dispacci. Pat, concentrato esclusivamente sul concorso, non di rende bene conto del cambiamento in atto e finisce pure per trascurare le persone a lui più care. Riuscirà, alla fine, a far vincere i valori del bene e della solidarietà? Riuscirà a far valere l’importanza del lavoro umano, a far capire che le macchine non possono sostituirlo completamente?

E’ un film per bambini, certo. Una favola ricca di insegnamenti. Che però può raggiungere anche gli adulti, spingendoli a riflettere su quanto sia preziosa la vita semplice e come siano insostituibili gli affetti familiari. D’altra parte, c’è una sorta di “denuncia” – sia pur in chiave leggera – della concezione del lavoro come solo profitto e dei talent show come scorciatoia per farsi strada nella vita. Il successo non è alla portata di bene e la felicità dev’essere guadagnata. Costruita. I pupazzi che si muovono in questo mondo, insomma, possono davvero insegnarci tante cose…

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