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E’ morto Luca Ronconi. Il mondo dello spettacolo piange un grande maestro

Vero, siete abituati a leggerci per le notizie di cinema e fiction, le curiosità, le interviste. Eppure non possiamo rimanere impassibili di fronte alla scomparsa di uno dei più grandi personaggi del mondo dello spettacolo contemporaneo: Luca Ronconi. Il regista e attore teatrale è morto ieri sera al Policlinico di Milano: da alcuni anni si sottoponeva regolarmente alla dialisi, ma nell’ultima settimana le sue condizioni di salute si erano aggravate a causa di un’infezione virale ed era stato necessario il ricovero in ospedale. Il prossimo 8 marzo avrebbe compiuto 82 anni.

E, proprio al Piccolo Teatro Grassi di Milano (Ronconi ne era il direttore artistico dal 1999 insieme a Sergio Escobar) sarà in scena fino al 15 marzo il suo ultimo lavoro, Lehman Trylogy, ovvero la saga della famiglia Lehman, dall’arrivo in America al crack finanziario del 2008, e che vede protagonisti Massimo De Francovich, Fabrizio Gifuni e Massimo Popolizio.

E sono in tanti personaggi del mondo dello spettacolo che hanno letteralmente invaso i social network per salutarlo: “Finisci lo spettacolo e ti dicono che #LucaRonconi è morto. E resti muto a guardare il teatro vuoto. ‘Se non lo reciti ti uccidi’. Grazie” scrive su Twitter Vinicio Marchioni (il “Freddo”, impegnato nella tournée de La gatta sul tetto che scotta al fianco di Vittoria Puccini, aveva lavorata con Ronconi in Itaca).

Ciao #LucaRonconi! Sei stato il mio padre artistico. Poi ti ho lasciato e ho preso la mia strada. Ma a te devo la mia ‘nascita’! Grazie” cinguetta l’attrice Michela Cescon. E, sempre su Twitter, il ricordo della regista Francesca Archibugi: “E’ morto Ronconi, come fosse morta la caponata, u fil di ferro, la maratona di san silvestro o l’ermeneutica: la fatica della grandezza“.

Ma chi era Luca Ronconi? Nato in Tunisia nel 1933, il maestro, considerato da tutti un grande innovatore, si è distinto nel panorama artistico per l’essenzialità della recitazione. Dopo il diploma nel 1953 all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico di Roma, negli anni Cinquanta è stato attore (indimenticabile la sua interpretazione ne I prepotenti di Mario Amendola). Ha esordito come regista con la compagnia di Corrado Pani e Gian Maria Volonté (La buona moglie di Goldoni). Tra i suoi lavori più celebri l’Orestea di Eschilo (1972), la Mirra di Alfieri (1988) e il Re Lear (1994). Dal 1975 è stato anche regista lirico.

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Redazione

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