Categorie: Interviste

Le tre rose di Eva, Luca Capuano: “Non cambierei mai il mio personaggio”

Edoardo Monforte è entrato in scena alla fine della prima puntata. La prima puntata de Le tre rose di Eva 3, andata in onda venerdì 20 marzo. Tutti sono abituati a identificarlo come una figura non troppo positiva, alla luce delle gesta da lui compiute nelle prima due stagioni della fiction; e poiché la sua fede nuziale viene ritrovata nel luogo in cui si presume che Aurora abbia perso la vita in seguito a un misterioso rito esoterico, Edoardo diventa il sospettato numero uno. Solo che non sa di esserlo. E’ ignaro. Si trascina sanguinante fino alle porte di Pietrarossa, la proprietà di Aurora, e stremato perde i sensi. Lo ritrova il fratello Alessandro (Roberto Farnesi), il quale attende che riprenda coscienza per poi esigere la verità sulle sorti dell’amata Aurora (amata da entrambi…). Tuttavia Edoardo non dà risposte. Non perché non voglia, ma perché non può. Ha perso la memoria, non ricorda nulla di quanto fatto e successo negli ultimi tre anni. Edoardo Monforte è interpretato da Luca Capuano. E Luca Capuano preannuncia appassionanti sviluppi per il suo personaggio. Che sulla carta è cattivo, ma in realtà definirlo così suona riduttivo. E’ piuttosto una figura “black”, ecco.

Edoardo Monforte è il personaggio più tormentato, volubile, irrequieto e anche camaleontico de Le tre rose di Eva.
… Non cambierei il mio personaggio per nessun motivo. Mi piace molto, così imprevedibile, ricco di sfaccettature, sorprendente. Non scontato. Edoardo è un sanguigno, un passionale, e proprio per questa sua natura non riesce a porsi limiti (sorride e riflette, ndr).

La presenza di Aurora, sotto molti punti di vista, l’ha mandato in tilt.
Prima di lei, Edoardo era abituato ad ottenere quello che voleva. E continua anche dopo a essere così. Solo che nel caso di Aurora le cose cambiano drasticamente; non si tratta di un capriccio o di una mera volontà: c’è in campo l’amore, o comunque un sentimento fortissimo. Aurora è l’unica donna in grado di farlo sentire migliore. Anzi, lo costringeva a essere migliore anche contro la sua stessa volontà. Una sorta di corto circuito, nel caso di un uomo per cui comunque gli aggettivi negativi prevalgono su quelli positivi.

E’ apparso al termine della puntata ignorando sia la scomparsa di Aurora, sia la sua presunta morte, sia l’accusa collettiva che pesa sul suo conto, sia pur ancora priva di prove concrete.
Ancora una volta si presenta nel momento meno opportuno e dunque diventa il maggior sospettato! Ma lui ha davvero perso la memoria. E così comincerà un lungo percorso finalizzato a ricordare, cercare la verità ma soprattutto a ritrovare se stesso.

Il tutto in un contesto che, quest’anno, appare particolarmente nebuloso.
Edoardo verrà coinvolto in una situazione che possiamo definire noir e che, paradossalmente, lo riavvicinerà al fratello Alessandro. Diventeranno complici, prima di tutto perché entrambi convinti che Aurora non sia morta.

Tu assolvi o condanni Edoardo?
Io non giudico mai il mio personaggio; giudicare significherebbe porre dei limiti, dargli la tua verità. Invece deve emergere esclusivamente la sua. Credo sia anche necessario trovare il motore che muove quel personaggio, il sentimento che lo anima e che c’è sempre, anche se si tratta di un assassino. Il motore che adesso muove Edoardo, appunto, è il tentativo di capire cosa sia successo e di far luce anche dentro di sé.

C’è qualcosa che avresti voluto o vorresti che facesse, Edoardo? O, al contrario, qualcosa che nella sceneggiatura non avresti messo?
No. Ritengo che la sceneggiatura sia uno fra i punti di forza de Le tre rose di Eva. L’ho sempre apprezzata in ogni sua evoluzione e sfumatura. Gli sceneggiatori mi sorprendono sempre, certe volte mi chiedo come facciano a tirar fuori tutte queste idee!

Perché Le tre rose di Eva ha avuto finora un seguito così sostanzioso?
Perché dipinge, come quasi tutte le fiction, una verità alterata che però riesce a coinvolgere lo spettatore fino in fondo. Cattura un pubblico trasversale perché al melò si mescola il noir: il primo genere appassiona più le donne, desiderose di sognare, il secondo più gli uomini. E poi il cast è un gruppo che funziona, senza dubbio.

In Italia si tende a prolungare il più possibile le fiction di successo: sei d’accordo con questa “politica”?
Beh, in generale io credo sia meglio lasciare quando sei nel punto più alto. E’ una sorta di regola che riguarda più campi, per me. Forse non c’è il coraggio di sperimentare, si teme di fare un buco nell’acqua cambiando del tutto rotta. E’ un discorso complesso.

Per concludere: anche questa stagione de Le tre rose di Eva sarà un successo?
Spero di sì. Dal mio punto di vista è una stagione molto bella, qualitativamente anche superiore alle altre. La qualità delle immagini è notevole, la storie sono ben costruite, le location sono meravigliose. E’ una fiction a basso costo con una qualità da alto budget.

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Redazione

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