Categorie: Recensioni

Humandroid con Hugh Jackman: Neill Blomkamp analizza il rapporto tra uomo e tecnologia

E’ uscito ieri, giovedì 9 aprile, nelle sale cinematografiche italiane Humandroid, il nuovo atteso film sci-fi diretto e scritto da Neill Blomkamp che racconta la storia del piccolo Chappie, il primo robot ad avere una vera coscienza e a provare anche sentimenti reali. L’idea è pericolosa ed in tanti vorranno porre fine alla sua specie. Ci riusciranno? Ci troviamo in un futuro distopico, come ci ha abituato il regista anche con i precedenti (ed unici) lavori District 9 del 2009 e Elysium del 2013. Ma una potente macchina con sentimenti umani non si era già vista al cinema? Non vi risulta familiare? Se vi diciamo RoboCop forse avrete le idee più chiare? L’idea della pellicola non è originale, anche se al giorno d’oggi risulta sempre più difficile dare vita a storie inediti o comunque con una chiave diversa dal solito. Sul grande schermo abbiamo visto più o meno di tutto negli ultimi decenni.

Non a caso i riferimenti agli anni Ottanta sono palesi. Sarebbe stato impossibile nasconderli. Fortunatamente il personaggio di Chappie è dolce e tenero, quindi riesce a far sorridere il pubblico. Gli spettatori si affezioneranno a lui nel corso del film. Un po’ meno al ruolo di Vincent Moore interpretato da Hugh Jackman. Tolti i panni del tanto amato Wolverine, l’attore veste i panni del villain, ma non convince la critica. La figura dell’antagonista del “padre biologico” di Chappie Deon Wilson (che ha il volto di Dev Patel) non è ben definita e per questo motivo le sue battute, a volte, risultano scontate. Eppure Blomkamp si è soffermato sulle singole personalità di tutti i personaggi (sacrificando così la narrazione più ampia della realtà che circonda i protagonisti). Per quanto riguarda Moore ha fatto un buco nell’acqua.

Praticamente tutto il contrario di District 9 e di Elysium in cui c’è più tempo per portare alla luce i temi della società. Stavolta Neill ha preferito mettere al primo posto il cuore, cercando di far immergere il pubblico in questo turbine di emozioni così diverse, ma allo stesso tempo simili. Forse però l’esperimento non c’è riuscito proprio bene…

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Samantha Suriani

Toglietemi tutto, ma non la musica, il buon cibo…e la tinta rossa. Potrei diventare pericolosa.

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Samantha Suriani

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