Categorie: Oscar

Asghar Farhadi non sarà agli Oscar nemmeno se Trump gli concedesse di entrare negli USA

Dopo i decreti firmati da Donald Trump che prevedono il blocco dell’accesso negli USA per i cittadini di 6 stati che sono stati considerati pericolosi perchè “a maggioranza islamica estremista” il regista Asghar Farhadi non presenzierà alla cerimonia degli Oscar.

Asghar Farhadi, il regista iraniano, è candidato con il suo film The Salesman “Il Cliente” nella categoria per il Miglior Film Straniero. Fino a questo punto tutto normale: un film molto bello, che merita la candidatura e anche un buon prodotto da un paese controverso come l’Iran. Il punto è che lo scorso venerdì 27 gennaio il neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un decreto che, tra le altre cose, nega l’ingresso negli USA ai cittadini di 6 stati ritenuti “a rischio” per la forte presenza di un tessuto islamico estremista. Da qui il passo è breve. Come cittadino iraniano Asghar Farhadi vede interdetto l’accesso sul suolo statunitense e quindi anche l’impossibilità di essere presente alla cerimonia di assegnazione dei Premi Oscar.

L’Academy e l’intero mondo dello spettacolo a stelle e strisce ( e non solo) si sono mobilitati con proteste davanti questa scelta di Trump, perchè il cinema serve anche come momento di unione tra i popoli. Da questa reazione che ha l’opinione pubblica c’è anche la possibilità che il Presidente possa decidere di fornire a Farhadi una dispensa speciale per rendergli possibile la partecipazione agli Oscar, ma qui arriva la risposta del regista che nega la sua presenza in ogni caso. Attraverso un comunicato diffuso dalla distribuzione canadese Elevation Pictures ecco cosa ha dichiarato il regista iraniano: “Con grande rammarico annuncio, tramite questo comunicato, di aver deciso di non partecipare alla cerimonia degli Academy Awards al fianco dei miei colleghi della comunità cinematografica. Nel corso degli ultimi giorni e nonostante le ingiuste circostanze in cui si sono ritrovati i viaggiatori e gli immigrati di sette paesi, la mia decisione era rimasta la stessa: partecipare alla cerimonia ed esprimere alla stampa le mie opinioni su tali circostanze. Non avevo alcuna intenzione di boicottare gli Oscar per protestare, anche perché so che moltissimi membri dell’industria cinematografica americana e dell’Academy si oppongono al fanatismo e all’estremismo che si stanno manifestando in questi giorni. Ora sembra che la possibilità di una mia presenza venga accompagnata da dei “se” e da dei “ma”, cosa per me inaccettabile anche nel caso si decidesse di fare delle eccezioni per la mia persona.
[…] Umiliare una nazione con il pretesto di salvaguardare la sicurezza di un’altra non è un fenomeno inedito nella storia, e ha sempre spianato la strada a divisioni e inimicizie. […] Anche nel mio paese diffondere la paura nel popolo è uno strumento importante utilizzato per giustificare comportamenti estremisti e fanatici da persone dalla mente piccola. […] Spero che i punti in comune tra gli esseri umani nei vari territori di questo mondo, e tra le culture e le religioni, superino di gran lunga le differenze.”

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Redazione

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