La seconda stagione di Tredici (13 Reasons Why), serie originale Netflix che racconta le vicissitudini di un gruppo di liceali americani dopo il suicidio di una loro compagna Hannah Baker, ha provocato nuove polemiche. Le accuse sono state mosse da un’associazione americana, la quale ha fatto una richiesta davvero importante.
La seconda stagione di Tredici (13 Reasons Why), serie originale Netflix che racconta le vicissitudini di un gruppo di liceali americani dopo il suicidio di una loro compagna Hannah Baker, ha provocato nuove polemiche. Le accuse sono state mosse da un’associazione americana, la quale ha fatto una richiesta davvero importante. L’associazione è il “Parents television council”, che controlla cosa viene trasmesso in tv e in qualsiasi altro mezzo di comunicazione.
Questo ente ha richiesto la chiusura anticipata e definitiva della seconda stagione in quanto alcune immagini sono ritenute “dannose” e “non necessarie”. Tredici, considerata la serie tv del momento e seguitissima in tutto il mondo, affronta temi davvero importanti come il bullismo e la violenza ma proprio per queste ragioni è stata e viene tutt’ora processata per le immagini e i racconti fatti nei suoi episodi. Già prima dell’uscita delle nuove puntate, alcuni genitori statunitensi si erano scagliati contro la serie definendola “lesiva” per i ragazzi e gli adolescenti, che spiccano come l’audience bersaglio della serie e ne avevano chiesto il rinvio dell’uscita (LEGGI ANCHE: NUOVA POLEMICA CONTRO NETFLIX: RINVIATA L’USCITA DI TREDICI 2?).
Ora invece ne viene richiesta la chiusura totale. Così ha definito il fenomeno il Presidente del “Parents television council” americano, Tim Winter: “La serie è una bomba ad orologeria per adolescenti e bambini. Il contenuto e gli elementi tematici della seconda stagione sono persino peggiori di quanto ci aspettassimo. Ci sarebbe piaciuto avere 13 motivi di speranza e di redenzione dopo il suicidio di Hannah Baker ma, invece, di proporre un percorso in avanti, la stagione suscita solo ancora di più lo sconforto”.
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