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Interviste

Operazione Paura, Roberto Della Torre ci racconta il cinema di Mario Bava

Per Nocturno Libri l’autore Roberto Della Torre ha scritto Operazione Paura: nel cuore del fantastico. Il libro racconta il cinema di Mario Bava.
Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare l’autore del saggio.
Come nasce l’idea di questo libro?
Il libro nasce dalla volontà di approfondire una rara opera del cinema italiano che affronta il tema del fantastico con serietà, raggiungendo risultati efficaci e convincenti. Il libro, infatti, traccia la piccola e, diciamo pure umile, storia produttiva del film, ma si concentra soprattutto su come, gli sceneggiatori prima (dal punto di vista narrativo), e Bava poi (da quello visivo), mettano in piedi un film in grado di costruire un mondo fantastico autentico e di forte impatto.
Quanto importante è stata la figura di Bava nella nascita del genere?

Sappiamo ormai molto bene (grazie ai tanti studi sull’argomento, tra cui quelli di Pezzotta, Curti, Della Casa, Gomarasca e Pulici) quanto Bava abbia contribuito al successo in Italia e all’estero di alcuni generi del cinema italiano, in particolare l’horror gotico e il thriller. Per anni Bava è stato etichettato (un pò anche a causa di alcune sue stesse dichiarazioni) come “l’artigiano che sa fare bene con poco” e ci si è chiesti se ci fosse, e come fosse, la sua autorialità. I fan e gli appassionati, infatti, hanno sempre utilizzato gli stessi criteri di giudizio delle elite culturali contro cui si sono sempre schierati e si sono mossi alla ricerca della sua Identità culturale-nazionale, della sua impronta stilistica e della sua coerenza tematica arrivando a sostenere l’ipotesi di un autore costretto all’artigianalità da un’industria cinematografica italiana miope e diffidente nei confronti di alcuni generi. In realtà, e non sono certo il primo a dirlo, Bava si è sempre trovato bene nelle produzioni piccole e improvvisate, come quella di Operazione paura, ad esempio. Sicuramente ha il merito, insieme ad altri, di aver inaugurato e introdotto alcune novità in un cinema italiano che ha sempre guardato con sospetto i racconti macabri e fantastici.

Operazione Paura, intervista sul libro (VelvetCinema.it)
Che film è Operazione paura?
Francamente Operazione paura è un film solo parzialmente riuscito. Il problema principale riguarda la mancata messa in scena di alcune parti della sceneggiatura. Queste lacune (oltre a omettere delle scene veramente suggestive e terrorizzanti) non aiutano lo spettatore a comprendere fino in fondo alcune vicende. La sceneggiatura, ad esempio, prevedeva che si vedessero alcuni morti tornare in vita dopo essere stati uccisi dalla bambina. In questo modo si sarebbe compresa meglio sia la preoccupazione dei cittadini nei confronti di questi cadaveri sia l’intervento della strega che mette una moneta nel cuore dei defunti proprio per evitare questa macabra resurrezione. Detto questo Bava (e cito solo lui perchè sul set ha ricoperto veramente tanti ruoli) è stato in grado di fare delle scelte registiche, sicuramente un pò ardite ma coerenti, in grado di mettere in scena quello che può essere definito come “fantastico puro”, ovvero un fantastico che non trova altre spiegazioni al di fuori del fantastico stesso. Anche la scelta delle location, da Villa Grazioli ai piccoli e antichi paesini del Lazio come Falerii, è perfettamente funzionale a raggiungere questo risultato. Ed è proprio questo ciò che, a mio avviso, rende grande questo film.
Qual è il suo film preferito di Bava e perché?

Tutti i film di Bava mi hanno sempre divertito molto. Ho avuto la fortuna di vedere i suoi film fin dal lontano 1988 – quando circolavano copie di pochi suoi film in VHS di terza o quarta generazione, quindi di qualità molto scarsa – grazie a un amico collezionista. Da allora ho visto e rivisto tutti i suoi film più volte, diciamo ogni volta che si rendevano disponibili in qualità migliore su nuovi supporti. A fine anni 90 circa vidi alcuni film in pellicola in una rassegna milanese e rimasi, vendendoli finalmente in buona qualità, del tutto folgorato. Allora eravamo tutti fan di Argento. E Bava ha rappresentato la risposta alla domanda di dove fossero le origini storiche di quel tipo di cinema portato alla ribalta da Argento. Su questa questione ne sono nate delle dispute abbastanza sterili, ma che hanno spinto verso la giusta direzione di un recupero e una valorizzazione storica di quel cinema di genere italiano, di cui Bava è senza dubbio uno degli autori più importanti per quantità e qualità di film prodotti. Personalmente i film di Bava che mi hanno sempre affascinato di più sono, banalmente, Sei donne per l’assassino, I tre volti della paura, La maschera del demonio, Operazione paura, Reazione a catena e Schock, di cui rimasi traumatizzato dal solo racconto della trama che mi fece mia sorella maggiore dopo il suo passaggio televisivo negli anni Ottanta quando non avevo neanche 10 anni. A questi aggiungo La Venere d’Ille, l’episodio diretto da Bava e dal figlio Lamberto, tratto da un racconto di Mérimée, per la serie I giochi del diavolo prodotta dalla RAI nel 1979. Anche in questo caso siamo di fronte ad una costruzione del mondo fantastico ben riuscita.

Intervista a Roberto Della Torre su Operazione Paura (VelvetCinema.it)
Bava, Fulci, Argento

Ognuno di loro è un mondo a sè. Ci sono senza dubbio dei punti di contatto, ma vedo soprattutto delle differenze. Evitando di dare giudizi di valore, posso dire che ognuno di loro ha, a suo modo, motivi di interesse e anche dei limiti che è necessario saper riconoscere. Hanno avuto carriere molto diverse con esiti altalenanti. Tutti e tre hanno realizzato grandissimi thriller. Argento ha realizzato un film, Suspiria, che come Operazione paura, lavora bene e attentamente il tema del fantastico. L’horror più estremo e viscerale, assente in Bava, ha un solo esito interessante in Argento, ovvero Phenomena, mentre è predominante in una buona parte della carriera di Fulci. insomma, meglio non fare classifiche e sceglierli tutti e tre.

Operazione Paura, libro (VelvetCinema.it)
Film stranieri influenzati da Bava
Da quando Tarantino ha detto che è stato molto influenzato dal cinema di genere italiano, è iniziata la gara alla ricerca delle citazioni, delle riprese, degli omaggi e delle vere e proprie copiature da parte di Tarantino e del cinema hollywoodiano in generale. Ci sono elenchi dettagliatissimi delle influenze di Bava sul cinema internazionale, alla cui base c’è il sacrosanto desiderio di valorizzare questa produzione tanto dimenticata in Italia quanto osannata all’estero, però ridurre tutto a questo aspetto sarebbe riduttivo. Piuttosto sarebbe da ricercare l’eredità più stilistica – in senso generale – e metodologica nel cinema di oggi, italiano e non. Ma non credo ci sia.

Regista che oggi si avvicina di più a Bava

Sinceramente oggi come oggi non vedo nessuno di paragonabile. Erano altri tempi, un altro pubblico, un altro modo di fare cinema.
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Matteo Fantozzi

Matteo Fantozzi nasce a Roma il 10/12/1986. Nel 2005 consegue il diploma allo scientifico sperimentale Giulia Falletti di Barolo. Nel 2008 consegue la laurea al Dams con indirizzo regia a Roma Tre col massimo dei voti. Nel 2010 consegue la laurea specialistica in Cinema e tv nell’era del digitale a Roma Tre col massimo dei voti. Nel 2013 diventa giornalista pubblicista.

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