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Qual è la differenza tra un film e un quadro? Il sottile confine inesplorato

Vi siete mai chiesti qual è la differenza tra un film e un quadro? No, non abbiamo lanciato una provocazione, ma vi vogliamo portare verso un confine sottile e inesplorato.

Due forme d’arte differenti, forse imparagonabili, ma anche qualcosa da raccontare per avvicinare due espressioni del nostro modo di essere.

Difficile che qualcuno di voi ci abbia pensato, ma di fatto un quadro e un film sono solo due modi differenti di esprimere arte, di raccontare una storia, di arrivare al pubblico. La differenza sostanziale è legata alla durata, una cosa che nessuno vi ha mai detto ma che è evidente.

Un quadro dura un secondo, è un’immagine fissa, un racconto che costruiamo noi guardando una pennellata. Di fatto un quadro racconta un istante, non si protrae nel tempo, un film invece solitamente dura almeno un’ora e mezza e a volte si estende anche a due. Una differenza sottile che fa delle due arti un modo di comunicare e anche diversi esperimenti di chi ha reso un film un quadro e viceversa.

Quadro e film, quante similitudini

Probabilmente rendere un film un quadro è molto più facile, basti vedere le locandine che introducono i film. La locandina è di fatto proprio una rappresentazione, spesso grafica, di una pellicola. Non è da escludere che però si possa anche fare il passo contrario e cioè provare a sviluppare un quadro e a raccontarlo in un film. In parte ci riuscì Dario Argento nel suo Profondo Rosso quando rese parte integrante dell’opera “Nighthawks” di Edward Hopper. Anche se questo modo di operare va considerato decisamente differente perché non sviluppa l’opera ma ne rende parte effettiva del tessuto filmico.

Quadro e film, le differenze (VelvetCinema.it)

Tra i film che provano questo gesto c’è sicuramente The Monuments Men, un’opera che va oltre e si ispira a diverse opere famose. Un film che invece è un quadro vivente è Valhalla Rising di Nicolas Winding Refn, un film scritto in maniera intelligente e che dentro ogni inquadratura porta un’opera d’arte curata al minimo dettaglio. Il pubblico non è sempre pronto per emozionarsi di fronte a un modo di fare cinema non convenzionale, forse un po’ sopra le righe e che spiazza per il suo essere un po’ troppo diretto.

In conclusione possiamo sicuramente affermare di trovarci di fronte a un binomio che non per forza deve considerarsi estraneo in toto. Anzi che può essere un nuovo spunto interessante di riflessione.

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Matteo Fantozzi

Matteo Fantozzi nasce a Roma il 10/12/1986. Nel 2005 consegue il diploma allo scientifico sperimentale Giulia Falletti di Barolo. Nel 2008 consegue la laurea al Dams con indirizzo regia a Roma Tre col massimo dei voti. Nel 2010 consegue la laurea specialistica in Cinema e tv nell’era del digitale a Roma Tre col massimo dei voti. Nel 2013 diventa giornalista pubblicista.

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