
Che fine ha fatto la "vecchia" Disney (www.velvetcinema.it - X TaDisney33)
Che fine ha fatto Disney, l’azienda che ha fatto sognare adulti e bambini: adesso, di quell’azienda, sembra rimasto davvero poco.
Pensi a Disney e pensi a Cenerentola, Biancaneve e i sette nani, Il Gobbo di Notre Dame, Il Re Leone e molte altre storie meravigliosamente trasposte in lungometraggi animati che hanno fatto la storia del mondo del cinema. L’azienda creata da Walt Disney, nel corso della sua lunga storia, ha fatto sognare milioni di persone in tutto il globo.
Adulti, bambini, anziani, ogni singola generazione ha potuto apprezzare i capolavori creati dal marchio americano che hanno segnato intere epoche.
Che, però, adesso non sembra più in grado di lasciare il segno come faceva una volta, quando grazie a prodotti narrativi eccellenti era davvero al top del settore cinematografico mondiale. Scopriamo perché, allora, adesso molte cose sembrano cambiate, a partire dal ciclo di live action che non sembra proprio accennare a fermarsi.
Disney, passione per i live action e progetti meno incisivi: tunnel sempre più ostico
Tanti, troppi live action e pochi, pochissimi progetti d’autore negli ultimi anni per la Disney, che purtroppo sembra essersi infilata in un tunnel pieno di ostacoli che lei stessa ha contribuito a creare. Una delle critiche che vengono fatte più spesso all’azienda statunitense, o almeno una delle più feroci, è quella dell’eccessiva inclusività, ma a nostro modo di vedere il problema (uno dei tanti, almeno) sta nell’esatto contrario. Chi potrebbe considerare il Re Leone o il Gobbo di Notre Dame poco inclusivi, e al solito modo Biancaneve e i sette nani?

I cartoni originali avevano una sensibilità e una capacità di parlare al prossimo attraverso uno schermo che è molto rara da notare in generale, figuriamoci se andiamo a considerare una singola azienda. Adesso, invece, sembra che Disney abbia paura a parlare a tutti con la stessa sensibilità e la purezza di un tempo. E questo è il primo grande problema. Il secondo, almeno apparentemente, risulta essere quello di non avere in mano (fino ad ora, quantomeno) progetti narrativamente forti. Il quadro generale, nella maggior parte dei casi, non è più quello che una volta portava alla creazione di film dal grande impatto visivo e uditivo.
Certo, Disney è un’azienda prima di tutto, e una società deve pensare anche a guadagnare. Ma chi ha detto che per farlo occorra snaturarsi? Disney non nasce come marchio che sviluppa idee nuove, storie nuove, racconti di successo destinati a bambini e adulti? La risposta è affermativa, e chiunque lo sa bene. Forse il problema è che, ad esserselo scordato, è Disney stessa.