
Il film che spopola in Russia contro le dittature (www.velvetcinema.it - X vladimirputiniu)
In Russia si prende molto seriamente la questione dell’oppressione sul popolo, come dimostra il lancio di un film che sta già spopolando.
Immaginatevi un film, nella Russia attuale, contro una dittatura e l’oppressione sviluppata da essa. Che parla al popolo, ma non in maniera artificiale; bensì umana, con sofferenza, facendo pensare e ponendo al centro dell’attenzione l’integrità morale e l’etica che qualunque essere umano dovrebbe avere dinanzi alla sofferenza dell’altro, dell’oppresso, dell’addolorato. Qualcosa che noi italiani – e più in generale abitanti dell’Europa ‘libera’ – conosciamo molto bene.
Ma per quanto riguarda i cittadini russi, le cose stanno decisamente in maniera diversa. Eppure, anche all’interno dello Stato guidato da Vladimir Putin possono splendere autentiche gemme cinematografiche. Così è stato per il film che ha incassato al botteghino oltre 3,7 milioni di spettatori, che si sono muniti di biglietto e applausi a volontà durante la proiezione di un progetto che a Putin e colleghi, immaginiamo, non sarà andato particolarmente a genio. Anche perché tale pellicola è stata promossa dal Russian Cinema Fund, organizzazione sostenuta dallo Stato che ha finanziato buona parte dei fondi necessari al lungometraggio (circa 17 milioni di euro).
Un film che non guarda in faccia a nessuno, neanche a Putin
Un film che non sposa affatto la politica abbracciata da Putin, e tantomeno dai media filo-Cremlino. Il Maestro e Margherita, un prodotto ispirato al romanzo di Michail Bulgakov, è una libera interpretazione di uno dei più grandi capolavori letterari del 1900, anche se evidentemente non si sgancia mai del tutto dal prodotto originale. La pellicola riesce a ricreare meravigliosamente – o, in questo caso, drammaticamente – la Mosca degli anni ’30, in una Russia sconvolta dal regime voluto e guidato da Stalin, che nel film né si vede e tantomeno viene chiamato in causa direttamente.

Ma si sente, si avverte e si percepisce fin troppo. Pensiamo all’allestimento di uno spettacolo su Pilato, che viene fermato il giorno prima del debutto, accusato di essere accondiscendente verso la figura di Cristo, incompatibile con “l’ateismo di Stato” sovietico. Il Maestro, protagonista del film, viene così espulso dall’Unione degli scrittori e salvato da morte certa durante una parata da una donna apparentemente enigmatica quanto bella. I due finiscono per innamorarsi l’uno dell’altra, pur dovendolo fare di nascosto, perché lei è sposata. La storia di cui vi stiamo parlando non è solo il racconto d’amore fra due persone che non potrebbero amarsi ma vogliono concedersi a vicenda lo stesso, non è soltanto il racconto di una Mosca che per certi versi non c’è più e per altri è ancora fin troppo presente.
Ma è anche il quadro perfetto di quello che la Russia è stata in passato e, purtroppo, tende ancora a rimanere: un Paese straordinario, pieno di cultura e passione, storia e tradizione, ma anche fatto di uomini di potere che non sanno apprezzarne il passato e sono restii a costruire un futuro solido e democratico. Il merito de Il Maestro e Margherita è proprio quello di non avere paura, di osare e scontrarsi contro la dittatura di ieri e di oggi. E di farlo attraverso uno scatto perfetto, in cui l’oppressione fa soltanto da contorno. Quanto basta, però, per scatenare la popolazione russa dei più e dei meno giovani. Malgrado la paura. Malgrado l’insicurezza. Malgrado Putin.