Qualche giorno fa vi avevamo parlato del disastroso risultato del cinema italiano nella scorsa annata, sancito dai dati Cinetel presentati a inizio anno. Ebbene, abbiamo espresso chiaramente la nostra opinione, ovvero che non sia la quantità di esposizione dei film di produzione italiana il problema, bensì la loro qualità intrinseca e incapacità di proporre intrattenimento attraente per il pubblico. Ora che “i gringo” hanno insegnato al pubblico a divertirsi con i neuroni accesi, definitivamente rompendo il giochino del “cinepanettone”, non si torna più indietro. Eppure, c’è chi non vuol capire.
Come segnala Michele Anselmi su Lettera43, uno degli ultimi atti dell’uscente governo Monti è stato quello di una proposta di legge che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo luglio. La bozza prevede l’obbligo per Rai e Mediaset di dedicare rispettivamente il 3,6% e il 3,5% dei profitti in produzione e acquisto di film italiani, e richiede alle emittenti ad una programmazione minima obbligatoria di queste pellicole sull’etere rispettivamente del 1,3% e del 1%. Piccole cifre sul totale, si dirà. Eppure tanto basta per fornire all’industria italiana una cifra che si stima nell’ordine dei 200 milioni di euro. L’Anica si è immediatamente rinfrancata elogiando l’iniziativa, citofonatissima diremmo.
Ora, non credo che obbligare il pubblico a vedere un film italiano sia necessariamente un bene, soprattutto perchè non è che la qualifica di “Made in Italy” sia di per sè un vanto: ci sono molte cose in questo paese che non funzionano, e non tutte sono meritevoli di protezione e tutela da parte del governo. Ma soprattutto ci colpisce la negazione che esista un problema di qualità strutturale alla base del cinema italiano. Cercare poi, tramite il lobbismo, un colpo di tacco che salvi lo status quo fallimentare, nei fatti asservisce sempre più la sussistenza del sistema cinematografico italiano alle esigenze di palinsesto delle TV, ergo al loro sistema di introiti pubblicitari. Dunque tutto ciò in cosa potrebbe a lungo termine giovare? Non capiamo.
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