9 maggio: Peppino Impastato ed Aldo Moro, tre film per ricordare

Ricorre oggi un duplice drammatico anniversario, quello del 9 maggio 1978, giorno in cui la Repubblica Italiana ha subito due lutti indelebili: la morte di Peppino Impastato e il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro.

Peppino Impastato era un attivista politico e giornalista siciliano, di Cinisi, piccolo centro a due passi da Palermo. Ostracizzato dal padre, da sempre impegnato ideologicamente a favore di contadini e proletari, conduceva una trasmissione satirica “Onda Pazza” sulle frequenze della radio libera “Radio Aut“, sbeffeggiando i mafiosi. Si candidò anche alle elezioni comunali del suo comune nel 1978, ma fu ucciso nella notte del 9 maggio 1978, e col suo cadavere i mafiosi inscenarono un finto attentato dinamitardo per distruggere oltre che il suo corpo anche la sua immagine. Nonostante questo, i cittadini di Cinisi pochi giorni dopo lo elessero ugualmente, simbolicamente rifiutando l’omertà mafiosa. Al tempo però la sua morte passò quasi inosservata, mentre la stampa nazionale era sopraffata da un caso dall’eco più internazionale.

Aldo Moro infatti, dopo 55 giorni di prigionia a seguito del rapimento da parte delle Brigate Rosse, fu ritrovato morto quella stessa mattina del 9 maggio 1978 nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in Via Caetani, strada di Roma equidistante tra Via delle botteghe Oscure, sede dell’allora PCI, e Piazza del Gesù, sede della DC. Aldo Moro era al tempo del rapimento il 16 marzo del 1978 il presidente della Democrazia Cristiana, ed era uno dei maggiori esponenti della cosidetta “sinistra” del partito: era convinto che un dialogo col Partico Comunista fosse l’unico modo per salvare il paese dalle derive terroristiche o autoritarie, e proprio per questo motivo venne rapito dagli estremisti, mentre la DC e il governo del tempo decisero di mantenere la linea della fermezza, non trattando coi terroristi rossi. Dopo un assalto in cui perirono tutti i 5 componenti della sua scorta, dopo 55 giorni di prigionia in Via Montalcini – giorni durante i quali Moro scrisse 38 lettere accorate e talvolta disperate a parenti, colleghi di partito ed esponenti di varie forze politiche, Moro fu ritrovatgo cadavere la mattina del 9 maggio 1978.

Due figure così diverse, così lontane, eppure Impastato e Moro sono due vittime delle peggiori espressioni del nostro Paese: criminalità organizzata e terrorismo. Il mondo del cinema come sempre prova ad ispirarsi alla realtà storica, a mediare e rendere più accessibili al pubblico i fatti, a rinsaldare continuamente la memoria dei valori e delle idee. La storia di Peppino Impastato, interpretato da un bravissimo Luigi Lo Cascio, è al centro della pellicola “I cento passi” del 2000 di Marco Tullio Giordana. Il film ha vinto vari riconoscimenti, citiamo: il premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Venezia del 2000; 5 David di Donatello nel 2001 tra cui miglior sceneggiatura, miglior attore protagonista (Luigi Lo Cascio), miglior attore non protagonista (Tony Sperandeo), migliori costumi; Nastro D’Argento nel 2001 per la miglior sceneggiatura.

Sul rapimento e la morte di Aldo Moro invece vi segnaliamo due pellicole molto diverse. La prima è del 1986: “Il Caso Moro” di Giuseppe Ferrara. Un film asciutto, cronachistico, che ripercorre linearmente i 55 giorni di prigionia del presidente Moro. Aldo Moro è interpretato da Gian Maria Volontè, come sempre mostruoso sullo schermo, e i sentimenti e gli stati d’animo della vittima sono ripresi pedissequamente dal contenuto delle sue lettere scritte durante la prigionia. Un film freddo e che non prova a dare alcun giudizio morale sul rapimento, il cui unico scopo è raccontare gli avvenimenti al pubblico.

Nel 2003 Marco Bellocchio affronta il caso Moro da una prospettiva totalmente diversa in “Buongiorno, notte“. Il film è ispirato alle memorie di Anna Laura Braghetti, una delle brigatiste che rapirono il presidente Moro. Nella fiction del film, tra visioni oniriche e dubbi della protagonista, si immagina la fine prigionia di Moro come in realtà non fu: ipotizzando un rilascio finale, liberatorio e catartico per tutti. Moro in questo film è interpretato da Roberto Herlitzka, mentre la terrorista pentica Chiara è interpretata da Maya Sansa. Il film ha riscosso 5 premi minori al Festival di Venezia del 2003, mentre Roberto Herlitzka quale miglior attore non protagonista ha raccolto un David di Donatello, e come miglior attore protagonista un Nastro D’Argento.

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