Giffoni, Giuliano Sangiorgi: “Il cinema è l’occhio della musica”

Questo ragazzo ha carisma da vendere. Sarà per merito della gavetta, del successo ottenuto con fatica. Oppure per i battiti del cuore che vanno nella direzione giusta. Fatto sta che questo ragazzo, ovunque vada, catalizza l’attenzione generale. E manda tutti – o quasi – in visibilio. Si chiama Giuliano Sangiorgi, e qui potremmo anche fermarci perché ulteriori presentazioni rischiano di apparire superflue. E’ il leader, il frontman, il simbolo dei Negramaro. E’ uno che vive per la musica, ma nutre anche una grande passione per il cinema. Con la sua band ha curato la colonna sonora de La Febbre, bel film di Alessandro D’Alatri cui ha partecipato pure con un cameo; la cover di Meraviglioso è stata invece inclusa nella colonna sonora di Italians, pellicola diretta da Giovanni Veronesi. Più di recente Giuliano ha rivelato: “Noi amiamo il cinema e abbiamo un grande desiderio di tornare a scrivere per il grande schermo. Lavorare con Paolo Sorrentino sarebbe un sogno: sono rimasto folgorato da La grande bellezza”.

GIULIANO SANGIORGI AL GIFFONI FILM FESTIVAL: FOTO

Ha carisma da vendere, questo ragazzo, e l’ennesima conferma è arrivata ieri – 25 luglio – al Giffoni Film Festival. Dal bagno di folla che ha accolto l’arrivo di Giuliano. Durante la sua lectio, i (tanti) ragazzi presenti sono rimasti quasi incantati ad ascoltarlo, d’altra parte trattenendo a fatica l’entusiasmo. Lui ha parlato, firmato autografi, posato per le foto ricordo. Considera Giffoni “il festival per eccellenza” e “è sempre – ha detto – un incontro di una profondità incredibile. Qui c’è contaminazione tra cinema, musica e letteratura. I più giovani vengono educati al rispetto per il cinema, un musicista non può non interessarsi al cinema“.

A un certo punto Giuliano, da poeta incallito qual è, pronuncia una frase da ricordare: “La musica è l’orecchio del cinema, e il cinema è l’occhio della musica“. Poi, nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano Il Tempo, ritorna su La grande bellezza. Definendolo il film della sua vita, “un nuovo grande inizio per il nostro cinema. Ma non per il suo racconto della decadenza di certa società italiana. Quello è solo lo sfondo: io, che certi salotti non li frequento, ho visto nel film le mie debolezze di uomo, e ho pianto guardandolo“.

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