Stefano Accorsi, L’arbitro: ottima accoglienza a Venezia

La 70esima Mostra del Cinema di Venezia è cominciata da poche ore e già Stefano Accorsi ha messo in tasca una soddisfazione che potrebbe raddoppiare nelle prossime ore. L’arbitro, opera prima di Paolo Zucca che lo vede protagonista, è infatti il film scelto per aprire le Giornate degli autori. Il primo impatto è stato molto positivo, Accorsi ha ricevuto un’ottima accoglienza insieme al resto del cast ovvero Geppi Cucciari, Jacopo Cullin, Alessio Di Clemente, Marco Messeri, Francesco Pannofino e Benito Urgu.

E’ l’approfondimento – diciamo così – dell’omonimo cortometraggio che nel 2009 ha vinto il David di Donatello; Accorsi è il protagonista nei panni dell’arbitro Cruciani. “Un arbitro – ha spiegato lui stesso – estremamente intransigente, profondamente ambizioso”, che chiederà “una mano alla persona sbagliata, accettando compromessi e soldi”. Dalla finale di Champions League, dunque, si ritroverà “condannato a quella della terza categoria in Sardegna“.

Urgu interpreta un mister cieco che allena il debole l’Atletico Pabarile, Cullin è un giocatore assai promettente che potrebbe risollevare le sorti della squadra e che vive una storia d’amore con il personaggio della Cucciari, la Sardegna viene raccontata in modo surreale, come un piccolo universo a sé per certi versi fuori dal tempo, in cui albergano grandi sentimenti ma anche insanabili contrasti. Sullo sfondo, un pizzico di follia che di certo non guasta.

Zucca ha scritto la sceneggiatura insieme a Barbara Alberti ispirandosi anche alle vicende di Calciopoli: “Ho ascoltato tutte le intercettazioni, ho studiato molto, ma poi ho dimenticato i nomi e le vicende, rimanendo sintonizzato sulla musica, la gelatina linguistica dei truffatori. Ma ogni riferimento a fatti e persone, ribadisco, è puramente casuale“. L’arbitro sarà proiettato questa sera alle 21 e arriverà nelle sale il prossimo 12 settembre distribuito da Lucky Red e prodotto da Amedeo Pagani: “Ho accettato di fare questo ruolo – spiega Accorsi – perché era sui generis. Mi affascina sempre quando un regista racconta qualcosa di personale, inesplorato e con una certa dose incoscienza“. Ecco il trailer:

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