300 – L’alba di un impero: sarà un successo come il primo capitolo?

Nel 2007 Zack Snyder ha diretto 300, trasposizione cinematografica del graphic novel di Frank Miller, lasciando una traccia perenne nel mondo del cinecomic grazie ai suoi incredibili effetti visivi. E’ stato un successo incredibile. Un incasso di 456,068,181 dollari (costo della pellicola: 60 milioni), la “trasformazione di Gerard Butler in una star, l’inizio di un viaggio che ancora non è terminato e che anzi ha portato a un sequel. Sequel che oggi, 6 marzo, sbarca nelle sale italiane col titolo 300 – L’alba di un impero. La regia stavolta è di Noam Murro, ma Snyder fa ugualmente parte del progetto nelle vesti di produttore e co-sceneggiatore (insieme a Miller). Miller, che ha scritto una nuova storia (l’altra non poteva avere un secondo capitolo) e creato un nuovo campo di battaglia: il mar Egeo.

300 – L’ALBA DI UN IMPERO: TRAILER ITALIANO UFFICIALE

E’ su quelle acque che il generale greco Temistocle (Sullivan Stapleton) deve riunire i popoli dell’intera Grecia per contrastare le forze persiane, a loro volta capeggiate da Serse e dalla temibile Artemisia assetata di vendetta. Girato in 3D e con le stesse ambizioni della pellicola precedente, 300 – L’alba di un impero è sicuramente un appuntamento imperdibile per gli appassionati del genere; sarebbe opportuno prepararsi, però, a una piccola delusione. Perché sostanzialmente vengono giocate le stesse carte che si sono rivelate vincenti per 300, ma ormai – appunto – l’effetto novità non c’è più. E’ mancato il coraggio di osare, mettiamola così. Di mettere in campo personaggi realmente inediti e una storia che non sapesse in qualche modo di “replica”. Non è una bocciatura a tutto tondo, per carità; bensì un doveroso appunto.

Lo spettacolo è assicurato, su questo non piove, e la voglia di immagini desaturizzate, green screen, colori cupi, piani sequenza e battaglie epiche promette di essere soddisfatta. Però, ecco, manca la sorpresa. La sensazione del “già visto” accompagna lo spettatore nell’arco di tutti i 105 minuti. L’unica novità, onestamente degna di nota, è la presenza di Eva Green nei panni di Artemia: ha lo sguardo giusto, trasuda la giusta violenza, compensa tutte le altre carenze ed è pure protagonista di una bollente scena di sesso con Temistocle. Quanto a Stapleton, non riesce a non far sentire il peso dell’assenza di Butler ed è uno dei punti deboli dell’operazione.

Murro ha puntato sulla violenza, molto più rispetto a Snyder, ma nonostante le teste e le braccia mozzate e i litri di sangue sparsi ovunque non ha saputo portare a termine la staffetta come ci si aspettava. Avrebbe dovuto sottrarre da una parte e aggiungere dall’altra, magari in termini di credibilità ed eroismo. Insomma: l’idea è che l’impegno non sia stato sufficiente. Che il regista abbia scelto il gioco facile, quello di attirare un target ben preciso per accontentarlo con il “cibo” a cui è abituato. Osare di più non avrebbe fatto male, anzi…

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