Cannes 2014: Mr Turner mette tutti d’accordo

Dopo i fischi e le polemiche, al Festival di Cannes 2014 arrivano i primi applausi e consensi. Dopo Grace di Monaco, che ha lasciato insoddisfatta una buona parte della sala stampa, Mr Turner spazza via le nuvole e accende gli entusiasmi. E’ il nuovo film dell’ottimo regista britannico Mike Leigh dedicato al genio pittorico William Turner (“Un artista visionario ma anche un uomo assai terreno divorato dalla sua arte e dalle sue ferite“, l’ha definito lo stesso regista), nei cui panni troviamo Timothy Spall (Harry Potter, Il discorso del re) che già può ambire al premio come migliore attore.

Leigh ricostruisce la vita di quest’uomo dotato di un talento unico, che coi suoi pennelli e i suoi colori operò una sorta di rottura nel panorama artistico di allora anticipando l’impressionismo e l’astrattismo. La pellicola, in particolare, si sofferma sugli ultimi quindici anni del “pittore della luce“, annodando i punti cruciali della sua carriera – non priva di delusioni e momenti di sconforto – con i capitoli salienti di una sfera privata tutt’altro che serena.

Di umili origini, spesso costretto a stare in bilico fra il successo e una certa ostilità da parte della critica, Turner non diede sicuramente il meglio di sé per quanto riguarda gli affetti e i sentimenti: si sposò, divorziò, fu un padre mediocre, frequentava bordelli e servette ma anche donne appartenenti all’aristocrazia, non riusciva a stare fermo nello stesso posto e soltanto nell’ultima parte della sua parabola conobbe il grande amore grazie all’incontro con una vedova che gli restò accanto fino alla fine.

Insomma: il quadro di Leigh non è fra i più benevoli. Il celebre pittore ne esce come un uomo egocentrico, egoista, codardo, vigliacco. Ma anche capace di slanci di generosità e romanticismo. Comunque capace di realizzare opere uniche e inimitabili. Il regista di Segreti e bugie pensava a questo progetto da almeno un ventennio e ama l’arte di Turner da sempre: “dagli anni Sessanta, quando studiavo storia dell’arte. Fui subito conquistato dalla sua grandezza: è uno che ha anticipato non solo l’impressionismo, ma tutta la pittura del XX secolo. Poi mi interessava il contrasto fra un uomo assolutamente comune, nei suoi vizi, intendo, nelle sue debolezze, e la sua opera straordinaria. Detto questo, il mio non è un documentario, ma una riflessione personale. È un film sulla condizione dell’artista, sulla sofferenza del creare“. Un film bello, solido, che ha le carte in regola per raggiungere grandi traguardi. E che ha illuminato anche Cannes.

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