Lucy: Scarlett Johansson ha un cervello grande così

Luc Besson torna a cimentarsi con la fantascienza ed è di nuovo un grande successo: Lucy, il suo nuovo film che ha come protagonista una Scarlett Johansson più conturbante che mai, è costato 40 milioni di dollari e ne ha già incassati quasi 350. Da domani, 18 settembre, finalmente sbarca nel Bel Paese e c’è da scommettere che avrà soddisfazioni anche da parte del popolo italiano. Besson firma pure la sceneggiatura (qua la trama del film), ispirandosi chiaramente a Limitless di Neil Burger, uscito nel 2011 e interpretato da Bradley Cooper, ma con diverse differenze che dopo un po’ rendono inutile qualsiasi paragone.

Besson immagina che una sostanza permetta di sfruttare il cento per cento della capacità intellettive di un essere umano (secondo una teoria diffusa e confermata, invece, normalmente ne usiamo soltanto il dieci per cento); e questa sorta di droga viene assimilata suo malgrado dalla studentessa Lucy (la Johansson), costretta a trasportarla all’interno della pancia dopo essere stata vittima di un rapimento. Gli effetti sono incredibili. E’ come una bomba atomica. Lucy si trasforma in una creatura praticamente invincibile, con un cervello fuori dalla norma e assetata di vendetta, il regista si concede più di qualche eccesso e molte volte sconfina nell’incredibile, forte del manto protettivo fornito dal genere in questione (la fantascienza, di limiti, non ne ha).

La protagonista è in grande forma e lo stesso vale per colui che l’affianca, ovvero l’intramontabile Morgan Freeman: scelta azzeccata, non c’è che dire. E titolo consigliato a chi ha voglia di ritrovare gli elementi tipici di Besson – uno su tutti, lo spettacolare inseguimento lungo le vie di Parigi – e di concedersi novanta minuti di stimoli e ritmo. Largo alla fantasia e al dinamismo, dunque. I momenti in cui si potrebbe avvertire un filo di noia sono quelli in cui troppo spazio viene concesso a riflessioni e ragionamenti che hanno in sé qualcosa di filosofico; se li avesse smorzati, Besson avrebbe ottenuto un risultato ancora più soddisfacente. Ma sono sbavature che, tutto sommato, non hanno eccessivo peso. A bilanciare c’è pure la fotografia, decisamente degna di nota. E pazienza se, a tratti, si perde il filo della storia…

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