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The Green Inferno, tra ambientalismo e splatter: Eli Roth rilancia il cannibal, ma qualcuno protesta

Eli Roth torna dietro la macchina da presa dopo anni di silenzio (l”ultimo film è stato Hostel: Part II, mentre il prossimo è Knock Knock con Keanu Reeves) e lo fa con The Green Inferno, un horror ambientalista coraggioso che ripropone un genere così controverso come il cannibal. In più sceglie di girare la pellicola in un luogo ancora incontaminato della foresta amazzonica con veri indigeni coinvolti come comparse. Sarebbero bastati questi ingredienti a rendere la pellicola più che attesa, ma nel calderone ci sono finiti involontariamente anche i due anni di ritardo con cui è stata distribuita e infine bisogna aggiungerci anche le recensioni positive da parte della stampa internazionale che lo ha visto nei vari Festival, dal 2013 a oggi. Finalmente l”inferno verde di Roth arriva anche in Italia e l”aspettativa viene ripagata quasi in toto.

Per quanto riguarda la trama, è incentrata su un gruppo di studenti attivisti della Columbia University che prende un”aereo per andare a salvare una tribù che vive nella remota Amazzonia, minacciata da un progetto edilizio. I ragazzi si incatenano, urlano, twittano e alla fine questo progetto viene bloccato con successo. L”entusiasmo della combriccola è alle stelle, ma nel viaggio di ritorno a casa l”aereo ha un incidente nbso online casino reviews e precipita nella foresta. Gli studenti sopravvissuti allo schianto vengono trovati proprio da quella tribù che stavano salvando. Ma l”accoglienza dei famelici indigeni non è certo delle migliori.

Qualche piccola sbavatura e alcuni salti logici rovinano solo in piccolissima parte il lavoro fatto, in cui non mancano trovate geniali e piccole sorprese inattese. I personaggi principali sono ben curati, soprattutto la protagonista interpretata da Lorenza Izzo, e anche i cliché troppo palesi vengono man mano schiacciati dall”estro (a dir poco sadico) del regista di classici come Cabin Fever e Hostel, che puntualmente si diverte a demolirli o a renderli talmente esagerati da superare la soglia dell”ovvietà. Chi è cattivo diventa perfido, chi è troppo buono e potrebbe diventare l”eroe fa velocemente una brutta fine. I tempi, sia quelli drammatici che quelli comici, superano o anticipano sempre la banalità e questo è il pregio più grande del regista senza dubbio. Perfino la morale del film è meno ovvia di quel che ci si aspetta e chi ama il genere non può che tornare a casa soddisfatto.

Una pecca però c”è a dire il vero e non è così piccola: il mancato omaggio al film che ha chiaramente ispirato questa pellicola, ovvero il grande classico dello splatter Cannibal Holocaust, diretto da Ruggero Deodato (non è un caso che il titolo è esattamente quello del documentario all”interno del film del 1980). Ed è proprio quest”ultimo, in tempi non sospetti, ad aver sottolineato la grave mancanza tuonando parole poco gentili: “Roth ha semplicemente copiato il mio film, ma prima di fare un remake avrebbe potuto e dovuto quantomeno avvertirmi, invece mi hanno giusto offerto un cammeo all”ultimo secondo. Follie“. Polemiche a parte per noi The Green Inferno rimane un succulento boccone da non farsi sfuggire, sempre che abbiate lo stomaco forte. ovvio.

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