Parigi, cinema e teatri in crisi dopo la strage al Bataclan: l’allarme del sindacato

Parigi è in ginocchio. Sotto tanti, troppi punti di vista. Dopo gli attacchi terroristici di quel maledetto venerdì 13 novembre, la capitale della Francia vede moltiplicarsi le sue ferite. Un grido d’allarme adesso arriva anche dal sindacato spettacoli e varietà (Prodiss), di cui fanno parte circa 340 producer. Ebbene, la strage al Bataclan si è tradotta in un terrore tale da causare una sorta di rifiuto nei cittadini: i teatri, i balletti e le sale concerto, specialmente quelle di dimensioni più ridotte, stanno registrando un notevole calo di presenze, quasi l’80 per cento in meno nei giorni immediatamente successivi al massacro, 50 per cento lunedì 23 novembre (dati riportati dal quotidiano La Repubblica). Critica anche la situazione dei cinema e basti pensare che l’ultimo capitolo della saga di Hunger Games ha totalizzato un incasso nettamente inferiore alle aspettative. Se si continua così, e se così sarà anche nel corso del prossimo weekend, allora la situazione diventa davvero grave. Perché è noto: il periodo invernale, e quello natalizio in particolare, si traduce nei guadagni più significativi per l’intero settore. Un simile fenomeno, di conseguenze, avrebbe conseguenze economiche di preoccupante portata.

E’ per questo che gli addetti ai lavori chiedono al Paese un aiuto straordinario pari a mezzo miliardo di euro per mettere in sicurezza le strutture e ricondurre il pubblico ai livelli precedenti gli attentati. “Valutiamo i nostri bisogni a 50 milioni di euro per attuare le misure di sicurezza supplementari e compensare la riduzione della frequentazione che colpirà tutti: sale, produttori, festival, ma anche prestatori di servizi tecnici“: sono queste le parole pronunciate durante la conferenza stampa di Prodiss da Angelo Gopée, capo di Live Nation France, producer parigino di star come U2 e Madonna. “Altrimenti – ha aggiunto – andiamo verso la catastrofe, il terremoto culturale“. I quattro milioni di euro già annunciati dal Governo per “proteggere” spettacoli, film e rassegne culturali non sono ritenuti sufficienti: “Ne servono almeno cinquanta“.

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