Gomorra, fondi neri per pagare la villa di Don Pietro? Rivelazione shock

Uno scandalo rischia di travolgere la serie tv Gomorra, a pochi giorni dalla messa in onda della prima puntata della terza stagione su Sky Atlantic: arrivano nuove rivelazioni shock sulla presunta creazione di fondi neri per pagare la lussuosa villa appartenuta a un boss della Camorra e diventata nella serie tv la residenza di Don Pietro Savastano.

A pochi giorni dall’arrivo in tv della terza stagione di Gomorra (la messa in onda della prima puntata è prevista per il prossimo 17 novembre su Sky Atlantic HD), sono arrivate nuove rivelazioni shock sulla presunta creazione di fondi neri per il pagamento della lussuosa villa appartenuta ad un boss della Camorra e poi divenuta nella serie tv la residenza del protagonista Don Pietro Savastano.

“Ufficialmente dalle casse della Cattleya non sono uscite somme di denaro se non quelle rendicontate. Ma non posso escludere che possano essere stati creati fondi neri, attraverso fatture gonfiate, con i quali siano stati pagati quei camorristi”. Come riporta ‘ Il Messaggero’, Giovanni Stabilini, amministratore delegato di Cattleya (la casa cinematografica che gira la serie tv Gomorra), ha testimoniato al processo contro Gianluca Arcopinto, organizzatore generale della prima serie di Gomorra, ed il location manager Gennaro Aquino.

Riccardo Tozzi, responsabile artistico della Cattleya, anche lui teste della difesa, ha dichiarato: “Quando il proprietario della casa fu arrestato (era il 4 aprile 2013, in occasione del maxi blitz Mano Nera, n.d.r.), le riprese non erano ancora iniziate, ma avevamo già fatto dei lavori. Avevo visto la villa in fotografia e dal punto di vista artistico corrispondeva a ciò che cercavamo. Quell’arresto era un problema, solo perché rischiava di saltare l’ambiente ideale, approvato anche dal regista Stefano Sollima, uno molto esigente. Ma con i nostri legali sapemmo che c’era la possibilità di girare le scene, pagando l’affitto all’amministratore giudiziario. Quindi era tutto ok”.

Photo credits: Twitter

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