VelvetMag ha contattato telefonicamente Vincenzo Bocciarelli, attore e pittore. Una carriera ricca la sua, tra cinema, fiction e teatro. Abbiamo parlato con lui circa la sua vita professionale e non solo… Ecco cosa ci ha detto nella nostra intervista in esclusiva.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Vincenzo Bocciarelli, attore e pittore. Classe 1974, la sua carriera parte dal teatro passando per la fiction e arrivando al cinema. Uno dei ruoli significativi di “Rosso Istria”, diretto da Maximiliano Hernando Bruno, è proprio ricoperto da Vincenzo Bocciarelli. Presentato pochi giorni fa in anteprima mondiale, il film racconta il dramma storico delle Foibe. La trama: siamo nel settembre del 1943, nei giorni in cui nei territori italiani martoriati dalla guerra scoppia il caos: il maresciallo Badoglio, capo del governo italiano, chiede ed ottiene l’armistizio da parte degli anglo-americani e unitamente al Re fugge da Roma, lasciando l’Italia allo sbando. L’esercito non sa più chi è il nemico e chi l’alleato. Il dramma si trasforma in tragedia per i soldati abbandonati a se stessi nei teatri di guerra ma anche e soprattutto per le popolazioni civili Istriane, Fiumane, Giuliane e Dalmate, che si trovano ad affrontare un nuovo nemico: i partigiani di Tito che avanzano in quelle terre, spinti da una furia anti-italiana. In questo drammatico contesto storico, avrà risalto la figura di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana, laureanda all’Università di Padova, barbaramente violentata e uccisa dai partigiani titini, per la sola colpa di essere Italiana.
“Ho iniziato a fare teatro negli anni ’90, nel 1993, con Giorgio Strehler al Piccolo di Milano. E poi ho continuato con i grandi protagonisti negli anni ’90, dal 2000 è iniziata la televisione, l’impatto con il grande pubblico, e successivamente il cinema”, così si è presentato Vincenzo Bocciarelli. Il suo un racconto davvero incredibile nella sua carriera e nei suoi progetti futuri. “La mia prima passione è stata quella per il cinema; andavo in giro da piccolo e dicevo: “Voglio fare un film!”.
“Rosso Istria – Red Land” è il suo ultimo lavoro. “E’ stato davvero un parto questo film. E’ un kolossal stile hollywoodiano, un film in costume ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Racconta un capitolo davvero doloroso della nostra storia. Quello delle Foibe, il dramma degli Istriani che hanno dovuto abbandonare la loro terra”.
“Mi piace particolarmente interpretare personaggi storici. Perché c’è da dire che esiste una grande differenza tra l’interpretare una persona realmente esistita e un personaggio. Tra personaggio e persona. Da ragazzino, inoltre, fui scelto insieme a mia sorella per girare un film inglese, con Helen Mirren, girato a San Gimignano. Fu un esperienza per me significativa, mi colpì molto. Inoltre, spesso venivano a girare film a casa mia in Toscana e da lì, vedendo cosa nascondono i dietro le quinte dei film, mi innamorai perdutamente di questo mestiere”.
Quindi, la passione per la recitazione e per il cinema è nata sin da piccolo. Era un sogno che aveva da bambino…
Sì, poi vivere in una città di Provincia è diverso che vivere a Roma. E passare tutti i giorni davanti a Cinecittà, dove ho girato una fiction importante dal titolo proprio “Cinecittà” ed ero uno dei protagonisti, con Barbara De Rossi. Io facevo il corso al Centro Sperimentale al tempo e abbiamo lavorato per 13 puntate, andate poi in onda su Rai 2. Quindi per me, che venivo da una piccola città, arrivare a girare a Cinecittà per la tv è stata una grande soddisfazione.
E’ poi passato al teatro. Molti definiscono il teatro come l’essenza dell’attore. Anche lei la pensa così? Ovviamente, c’è anche un riscontro diverso rispetto al cinema…Rende diverso anche il lavoro stesso dell’attore?
Diciamo che il cinema rappresenta il punto di arrivo per un attore. Come dicevano i grandi maestri: “Il cinema è l’estetica dell’anima”, ho fatto un po’ mio questo motto. Il teatro invece è l’origine, l’incipit, deriva dal rapporto con Dioniso quindi ha una sacralità che si traduce nel cinema in qualcosa che resta nel tempo. Ma questo restare, paradossalmente, fa morire il prodotto, più del teatro. Nonostante questo, il coinvolgimento del cinema è maggiore, ha una capacità di coinvolgimento molto forte. Per questo, i film vanno visti al cinema, c’è un meccanismo di coinvolgimento totale…
Sia visuale e sonoro…
Sì, è per questo che il cinema mi affascina tanto. Però per arrivare la cinema, è fondamentale iniziare dal teatro. E’ un viaggio che sento ancora vivo. Sento che devo fare ancora molto altro nel cinema, mi sono dedicato molto al teatro e alla televisione e poco al cinema. I film in cui ho partecipato sono stati film storici, ad esempio “Caligola”, e poi il film che ho fatto in India. Per questo, sono stato il primo attore europeo protagonista di un film indiano, che è uscito anche in Italia, in Rai, dal titolo “La strada dei colori”.
Come è stato lavorare in India? In un paese molto lontano da noi…
Sono bravissimi in India. E’ un’industria davvero incredibile, sono veloci, molto produttivi e molto appassionati del cinema , lo rispettano. Hanno anche dei registi creativi, della nuova generazione, che si stanno avvicinando al contesto europeo. Quindi, è un’arte che sta cambiando e mutando negli ultimi tempi. A proposito, devo darti un’anteprima. Sto partendo per una nuova ed importante avventura cinematografica che mi porterà molto lontano, una storia incredibile, affascinante ma non posso dire nulla…E’ top secret! Vi aggiornerò più in là, anche attraverso i social…
Quindi tra i progetti futuri, c’è questo nuovo film!
Sì, certo. Sarà un grande film. Oltre l’Italia, ho lavorato anche in America, dove è uscito Mission Possible, un fantasy in cui mi sono trovato accanto ad un cast internazionale, con John Savage, James Duval e Blanca Blanco. Sto finendo con loro anche una commedia, iniziata l’anno scorso, che però abbiamo dovuto interrompere… E dobbiamo finirlo tra dicembre e gennaio. Un film già venduto in 23 Paesi. Io interpreterò un personaggio esilarante, lo definirei un dandy folle che ha un negozio di cani. Abbiamo girato a Montecarlo.
Possiamo dire che il filo rosso della sua carriera è il film d’autore, il film impegnato, di memoria storica…
E’ vero. Io non ho pregiudizi, credo che si possa imparare da tutto. Ad esempio, quando ho fatto “La Scuola più bella del mondo”, con Christian De Sica e Rocco Papaleo ho imparato davvero tanto da loro e sul set, il piacere di far ridere è stupendo, ma mi piace rivivere quelle situazioni in cui si condivide lo stesso pensiero, di serietà, di ricordo, della professionalità. Ed è questo che dà la buona riuscita al prodotto e le persone se ne accorgono.
E’ anche vero che in Italia, i film impegnati non sempre vengono apprezzati.
Perché si fraintende l’impegno come qualcosa di barboso o triste. Invece no, l’impegno è importante. Così come fanno in America che ti fanno letteralmente incollare allo schermo.
Tra cinema, fiction e teatro… il cinema è al primo posto.
Sì, anche perché è l’anno in cui ho girato più film, sono stato a Cannes, a Venezia, un anno davvero impegnativo. E sento di essere ancora compreso e conosciuto dal panorama cinematografico. Mi piacerebbe essere messo alla prova, provare, tentare nuovi aspetti… Poi se non rispondo a determinati canoni pazienza… Inoltre, io mi lascio molto guidare dal regista, divento un foglio bianco. Come mi è successo in Red Land-Rosso Istria, in cui ho interpretato Mario Bellini. E’ stato un lavoro duro, di preparazione, della voce, la compostezza, il modo di parlare diverso…
Quando stavo girando Red Land, ho vissuto un momento mio personale davvero difficile. La fine di una storia importante mi ha segnato e nel film avevo una moglie stupenda, di cui ero davvero innamorato, sono stato l’unico nel film a dire “Ti amo”. L’unico “Ti amo” nel film lo dico io! Sono davvero felice di essere stato l’unico. Perché in quella frase c’era tanto dolore, era un addio… Un momento emotivamente profondo… Un Ti amo d’addio! E io in quel Ti amo ho messo tutto il mio dolore per quella storia d’amore finita, durata 3 anni, che mi ha dato tanto, che mi ha reso uomo e molto felice. Era una donna per me molto speciale in quel momento… Ho attinto a questa sofferenza e l’ho fatta assorbire al personaggio.
Non solo attore, ma anche conduttore…
Sì, ho condotto Live in Rome per la Festa del Cinema di Roma, su Canale 21. Mi sono divertito molto, inoltre è davvero arricchente. Ho ravvivato anche il mio rapporto con il cinema. Ho avuto modo di intervistare anche miei colleghi, oltre 44 ospiti. Un’esperienza incredibile!