Pochi istanti fa a Los Angeles si è conclusa la premiazione dell’edizione numero 93 degli Oscar, senza ombra di dubbio i premi più importanti nel mondo del cinema. A vincere la statuetta più ambita, ossia quella per il miglior film, è stato “Nomadland”, lungometraggio diretto da Chloé Zhao e già vincitore del Leone d’Oro al Festival di Venezia. La pellicola, a breve disponibile sulla piattaforma Disney + e nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, era in effetti la favorita secondo i bookmakers.
Come spesso è accaduto durante le ultime edizioni dei premi Oscar, anche per quest’anno non c’è un vero e proprio “vincitore assoluto”. Il record di nomination era quello di “Mank”, con ben 10 candidature, ma i premi sono stati sostanzialmente distribuiti equamente tra le pellicole di spicco. “Nomadland” se ne è aggiudicati tre, tra cui appunto miglior film, miglior attrice protagonista (Frances McDormand) e miglior regia. Proprio quest’ultimo premio è quello in qualche maniera più importante. Chloé Zhao è infatti la prima regista asiatica della storia ad essere premiata dalla Academy of Motion Picture Arts and Sciences in questa categoria, nonché la seconda di sesso femminile. La prima fu Kathryn Bigelow con “The Hurt Locker” (2008).
“Nomadland”, nel suo piccolo, è un vero e proprio capolavoro. Tratto dal libro della giornalista Jessica Bruder Nomadland – Un racconto d’inchiesta, il film racconta la storia di Fern, una vedova sessantenne che decide di intraprendere una vita da nomade moderna, vivendo all’interno del proprio furgone. La pellicola è uno spaccato della vita americana, dei rapporti di amicizia brevi ma intensi che possono nascere sulle strade degli Stati Uniti occidentali.
Non importa infatti dove, come e quando avvenga un incontro. Ciò che conta è l’intensità di quest’ultimo, i piccoli gesti di amicizia e la voglia di conoscere costantemente nuove persone con delle storie da raccontare. Perché quando si è nomadi non ci si dice mai “addio”: molto meglio un “ci vediamo lungo la strada”.
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