“Attraverso il bacio cinematografico si può ricostruire la storia stessa del cinema“. A dirlo è stato Giuseppe Tornatore, che al Forum di Monzani a Modena ha presentato “Il collezionista di baci“, un libro di fotografie edito da Mondadori. Il regista siciliano lo ha definito un omaggio al cinema e all’arte capace di ricordarci film che fanno parte della storia di tutti.
Il libro ha un particolare legame con l’Oscar da lui vinto nel 1990 con “Nuovo Cinema Paradiso” e si basa sulla collezione di locandine di Filippo Lo Medico, ex gestore ormai 90enne delle sale cinematografiche di Bagheria, paese natale di Tornatore che proprio lì scoprì il suo amore per il cinema a soli 9 anni. “Un’appendice su carta di Nuovo Cinema Paradiso” così Tornatore ha descritto il suo libro nel quale si ripercorrono le scene di baci tagliate per censura da Don Adelfio e si può rileggere nelle immagini un’evoluzione morale.
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Il regista in “Il collezionista di baci” è tornato proprio sulle scene finali del suo film del 1990 e ha ricordato l’impossibilità di includere nella propria opera scene epiche di altri film “Per il bacio di Orson Welles e Rita Hayworth in ‘La Signora di Shangai’ ci fu chiesto un milione di dollari, praticamente un terzo del budget del nostro film“, ha ricordato Tornatore nel corso del Forum Monzani. Poi alla platea il regista ha svelato di aver concluso una serie di film che parlano della Sicilia e sulla vittoria dell’Oscar da parte di Paolo Sorrentino ha aggiunto: “Sono molto felice per lui“.
Un regalo di Tornatore per rivivere nel bacio la storia del cinema perché per lui il cinema resta “il mondo dove tutto è possibile. Il cinema esiste grazie all’inganno dell’occhio che percepisce il movimento da una sequenza di immagini. Ecco perché – ha concluso il regista – nel linguaggio cinematografico credo sia centrale meravigliarsi e lasciarsi ingannare“.
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