Tommaso Ramenghi: “Io, irruento come Tebaldo”

Ci sono cose che accadono senza un motivo preciso ma per una serie di coincidenze, incastri, sensazioni. Sfumature. Elementi impalpabili che appaiono più significativi di quelli concreti. Tommaso Ramenghi non può dire con precisione perché Tebaldo Capuleti sia apparso lungo il suo cammino artistico e poi tornato. Certo, i “colori” in qualche modo hanno il loro peso: capelli neri e occhi scuri che sanno inquietare ed esprimere stati d’animo sull’orlo dell’eccesso. Anche la corporatura influisce; quella di Tebaldo la si immagina simile a quella di Tommaso, snella e al contempo solida. Una corporatura grazie alla quale si affrontano senza difficoltà sforzi fisici anche notevoli e si riesce a conservare velocità anche in situazioni “scomode”, diciamo così. E poi qualche punto in comune relativo al temperamento: “Tebaldo – dice Ramenghi – è descritto come fiero, irruento, furioso. Sono caratteristiche anche mie, compresa l’ultima. Sì, anche io sono furioso. Fumantino. Lo ammetto“. Tebaldo era soprannominato “Re dei gatti” da Mercuzio, sia pur con una connotazione ironica. Tommaso si definisce un gattaro in piena regola e ha pure una gatta. O meglio: c’è una gatta randagia che abita con lui conservando però intatta la sua libertà. Hanno imparato a rispettare i rispettivi spazi ma ogni giorno rinnovano il piacere di ritrovarsi insieme. Tommaso e la gatta randagia. E poi? E poi, in teoria, non ci sono altre similitudini con questo Capuleti. Eppure, già per due volte Tommaso si è trovato a indossare i suoi panni e usare la sua spada. E morire per mano di Romeo, anche, ma era doveroso. La prima volta è stata nel 2012, per la fiction Romeo e Giulietta diretta da Riccardo Donna la cui ultima puntata andrà in onda su Canale 5 proprio oggi, 5 dicembre. La seconda nel 2013, sul palcoscenico del Globe Theatre di Roma: regia di Gigi Proietti e scusate se è poco.

Stesso personaggio per Tommaso, sì, ma un lavoro attoriale diverso perché mondi diversi – se non diametralmente opposti – sono quelli del piccolo schermo e del teatro. La versione portata in scena al Globe, inoltre, era fedelissima al testo shakesperiano; quella trasmessa da Mediaset contiene invece più di qualche licenza poetica, a cominciare dai sentimenti segreti che Tebaldo nutre nei confronti di sua cugina Giulietta. Nonostante siano trascorsi due anni, i ricordi di quell’esperienza in Trentino con Alessandra Mastronardi, Elena Sofia Ricci e gli altri componenti del cast sono ancora vividi. Così come vivide sono le emozioni provate durante le scene a cavalli e i duelli, finti soltanto fino a un certo punto: c’è stato più di qualche livido. E lui, Tommaso, dopo l’ultimo ciak ha deciso di perfezionarsi nell’uso della sciabola diventando anche un agonista. Ebbene sì, lo scorso giugno è arrivato terzo ai Campionati Italiani Master. Continua a combattere, dunque, ma per fortuna senza sentire tutto quel freddo…

La fiction è stata girata con temperature a dir poco basse.
Sì, faceva freddo. Tanto. E io il freddo lo soffro parecchio. Il problema più grande, almeno per me, sono state le scarpe. L’abbinamento scarpa medievale-neve non va benissimo, diciamolo… (sorride, ndr).

Quanta resistenza fisica è stata necessaria per le scene degli scontri?
Beh, è stato bello ma anche faticoso. Dovevamo cavalcare o combattere stando in sella, tirare spadate, muoverci con disinvoltura e velocità nonostante – appunto – quel freddo. Abbiamo anche corso qualche pericolo, rischiati di farci male sul serio. E in qualche caso le ammaccature non sono mancate. Un giorno, mio malgrado, ho messo ko Martiño Rivas (Romeo, ndr): lui non ha schivato un mio colpo ed è caduto a terra come una pera.

Insomma stavate capovolgendo il racconto di Shakespeare, visto che nella tragedia è Tebaldo a morire per colpa di Romeo e non viceversa.
Esatto!

Con il cavallo come ti sei trovato?
Ah, benissimo! Si chiama River ed è ormai diventato uno dei miei migliori amici. E’ stato il primo con cui ho familiarizzato… In generale con tutti i cavalli presenti sul set, un po’ meno con i cani (ride, ndr).

Uno dei punti di forza di questa fiction?
Senza dubbio i costumi realizzati da Alessandro Lai: meravigliosi.

C’è stata, però, qualche critica da parte dei telespettatori circa questo adattamento televisivo. Tu come rispondi?
Beh, innanzi tutto invito a vedere anche la seconda e ultima puntata prima di tirare le somme. E le conclusioni possono essere tratte con serenità, tanto Shakespeare di certo non si ribalterà nella tomba… perché è ancora vivo dentro di noi e ha tantissimi fedeli e strenui difensori. Questa fiction è un progetto ambizioso, girato in inglese, che racchiude anche il tentativo di recuperare alcuni generi in parte dimenticati e troppo spesso trascurati fra cui il fantasy, l’avventura, il western. Il cappa e spada, come questo. Non è facile, di sicuro noi ce l’abbiamo messa tutta ed è stato bellissimo. Girare in quei luoghi, con quelle atmosfere e quei costumi, i cavalli e le armi più imponenti: quando ricapita?

Negli ultimi anni ha lavorato per numerose fiction, da Come un delfino a Squadra antimafia e Che Dio ci aiuti: ti senti soddisfatto per quanto sei riuscito a fare finora?
No. Anzi, non è vero… Ho vissuto momenti di grande soddisfazione, non posso negarlo. Però a volte, quando trovo uno sguardo particolarmente critico, realizzo che un vero “movimento d’arte”, un importante scatto in avanti ancora non l’ho fatto.

Comunque hai trovato la popolarità. Che effetto ti fa?
Beh, non la vivo male ma d’altra parte non mi entusiasma particolarmente perché sono una persona molto, molto riservata. Però una cosa è certa: fra una signora che mi incontra su un treno e mi saluta con un semplice “Ciao, Tommaso!” e un gruppo di persone che mi fermano per fare la foto senza nemmeno sapere il mio nome… Beh, preferisco senza dubbio la signora.

Scansi gli eventi mondani.
Sì, mi limito a partecipare agli eventi per i quali sia espressamente richiesta la mia presenza. Per il resto, preferisco “difendermi” e parlare tramite il mio lavoro.

Quanto è difficile emergere facendo il mestiere di attore?
Ah, guarda, è un disastro. Soprattutto in questo periodo e in riferimento alla fascia d’età cui appartengo anche io. Per quanto mi riguarda, ho avuto la fortuna di incontrare vari registi che hanno creduto in me; il resto è venuto da sé, con la costanza, tanti provini, rifiuti, porte sbattute in faccia, porte che invece si sono aperte. Tanto studio, anche. Credo che per fare questo mestiere non si debba mai smettere di studiare. Aggiungo che non ho mai cercato scorciatoie e a dire il vero neppure mi sono state proposte.

Altri, però, sicuramente cercando e scelgono le scorciatoie, magari anche raggiungendo i traguardi desiderati.
Che dirti? I nodi, prima o poi vengono al pettine. Chi prende le scorciatoie inanella 2-3 cose e poi chissà… Però credo che il sistema stia migliorando sotto vari punti di vista, credo ci sia la volontà di renderlo virtuoso, forse anche grazie al pungolo delle produzioni televisive americane che ormai non hanno nulla da invidiare ai film. Gomorra è un esempio molto significativo in tal senso.

Credi che gli attori siano trattati bene in Italia?
Credo che l’attore non venga rispettato come dovrebbe. Che spesso non lo si chiami a partecipare alla fase creativa del prodotto come invece sarebbe giusto. Che a volte sia visto un po’ come una sorta di seccatura, forse perché ormai la fretta la fa da padrone. Sono pochi i registi che sanno davvero parlare con gli attori e dirigerli in modo tale da tirar fuori qualcosa che magari non sanno di avere o non presentano. Naturalmente non si può generalizzare. A me è capitato di lavorare con registi che mi hanno guidato passo passo come fossi materia plastica, ma che al contempo avevano le idee precise e sapevano prendersi le responsabilità.

Secondo te cosa dovrebbe cambiare nelle produzioni italiane?
Beh, si potrebbe cominciare lavorando con più attenzione sui prodotti, sui contenuti e sul modo di porli, sulla scrittura. Si potrebbero mettere in campo nuove idee, nuovi sguardi; si dovrebbe forse anche essere più onesti, più laici, liberandosi delle censure. E poi non guasterebbe una maggiore dose di coraggio da parte delle emittenti televisive e dei distributori.

Sei nel cast di Un passo dal cielo 3.
Esatto, sono fra i nuovi personaggi della prossima stagione. Interpreto il nuovo forestale Tommaso Belli, che avrà una storia d’amore con Natasha, ovvero la bella e brava Caterina Shulha, e sarà per ovvi motivi molto vicino a Pietro-Terence Hill.

Com’è lavorare con Terence Hill?
Ah, “zio” Terence è splendido. Una specie di entità benefica e benevola, una vera e propria leggenda umana. Un uomo generosissimo. La sua è una generosità “pedagogica”, perché zio Terence insegna. Insegna senza far nulla.

Domanda d’obbligo: quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi faccio ibernare. Aspettando tempi migliori…

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