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Categorie: Recensioni

John Wick: Keanu Reeves combatte fra vendetta e redenzione

John Wick comincia sotto la pioggia battente e finisce sotto la pioggia battente. C’è anche un’altra cosa in comune fra il principio e la conclusione, ma bisogna scoprirla in sala. John Wick, in sala, arriva il prossimo 22 gennaio. “Un’elegante storia di vendetta e redenzione“, si legge nel pressbook, ambientata in una New York sommersa eppure fin troppo dinamica: quella del crimine. Il protagonista è un Keanu Reeves tenebroso, atletico, quasi invincibile e al contempo vulnerabile. Il suo personaggio è un serial killer che ha deciso di lasciare l’attività per amore di una donna. Una donna di cui è follemente innamorato, che ha sposato e che nelle prime scene muore dopo una lunga malattia. John è distrutto dal dolore. Ma qualcuno bussa alla sua porta e gli consegna un cucciolo di beagle. L’ultimo regalo della sua donna. Che, nel biglietto che accompagna il cane, lo esorta a non dimenticare mai come si faccia ad amare. Una piccola grande speranza, per Wick. Mandata in frantumi da un giovanissimo, viziato e squilibrato malvivente: Iosef Tarasof. Unico figlio del boss Viggo, che un tempo era socio dello stesso John. Ecco, succede che il ragazzino però non sa chi sia John. E che, insieme ai suoi tirapiedi, decida di rubargli l’auto e ammazzargli il cane. Il ragazzino ha “risvegliato” uno fra i più spietati assassini della Grande Mela. Che si mette sulle sue tracce. Dando il via così a un terremoto nell’universo dei mercenari. Solo contro tutti, John Wick. Ma rispettato da tutti. Impossibile dimenticarsi di lui, nel bene e nel male.

JOHN WICK, LE CLIP IN ITALIANO

E’ una sorta di fumetto, questo film. Lontanissimo da tutto ciò che potrebbe essere la realtà. Ma quei cento minuti scorrono via fluidi, grazie all’abilità con cui sono costruite le numerose scene d’azione: dopo tutto i produttori sono Summit Entertainment e Thunder Road, che hanno deciso di avvalersi della collaborazione della 87Eleven Production, la società di stunt più famosa di Hollywood. E i due registi sono Chad Stahelski e David Leicth, i fondatori della stessa 87Eleven. Ecco spiegato perché i ritmi sono serrati, gli scontri quasi coreografici, i salti e i voli – di persone ma anche di auto – spettacolari. Lontanissimo da tutto ciò che potrebbe essere la realtà, questo film, sì. Per quanto riguarda la storia e il suo svolgimento. Ma vero e tangibile è il lavoro fisico fatto da Reeves. Che si è allenato quattro mesi per rimettersi in forma e per imparare judo e jujitsu sotto la guida dei migliori stunt coordinator dellam 87 Eleven: “Volevamo usare – spiegano i registi – le pratiche di combattimento delle arti marziali e combinarle con l’uso delle pistole, così abbiamo creato un nuovo stile di lotta corpo a corpo“.

Pistole tattiche, fucili, pugnali, acrobazie al volante, qualche drift: il cinquantenne Reeves non delude, anzi a tratti sorprende. Ha buttato litri e litri di sudore, questo è poco ma sicuro. Non lo si vedeva sul grande schermo da qualche anno e il ritorno non passa di certo inosservato. Anzi, il suo pedigree si fa ben (ri)vedere e ben (ri)sentire. Per quanto riguarda la sceneggiatura, i dialoghi sono crudi ed essenziali ma non manca l’humour tipico della graphic novel. E la graphic novel è la principale fonte d’ispirazione di questa pellicola, come appare chiaro soprattutto a livello visivo: ambienti quasi immaginari, iperrealismo, la macchina da presa che si muove in modo originale e riesce a stupire. Valore aggiunto è senza dubbio l’appartenenza al cast di Willem Dafoe e Ian McShane. E poi ci sono belle donne come Adrianne Palicki e Bridget Moynahan, che non guastano mai. John Wick non è un capolavoro. Ma è un buon lavoro. Di tessitura. Si uscirà dal cinema rilassati e soddisfatti.

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