True Detective 2: cambiano luoghi e personaggi, resta la tensione

Gli estimatori di True Detective sono in fibrillazione: lunedì 22 giugno prende il via la seconda stagione. Non sarà un seguito nel senso letterale del termine bensì una storia inedita con nuovi protagonisti, ovvero Colin Farrell, Vince Vaughn e Rachel Adams, e una nuova location cioè Los Angeles (il primo capitolo è ambientato nella Louisiana). Sotto diversi punti di vista cambia anche lo stile, per una precisa volontà di Nic Pizzolatto. I ritmi sono spesso meno serrati, i dialoghi più lunghi e intensi, le atmosfere più cupe e gli intrecci più semplici.

Vince Vaughn interpreta Frank Semyon, un criminale che sta cercando di “riabilitare” la propria immagine non per un’improvvisa redenzione bensì perché ha alzato il tiro. Colin Farrell è Ray Velcoro, poliziotto corrotto dal passato mistero, violento e alcolizzato: personaggio di grande fascino. Rachel Adams veste invece i panni di Ani Bezzerides, una detective in gamba ma diffidente nel rapporto con gli altri e fin troppo disillusa nei confronti del mondo intero. Presente all’appello anche Taylor Kitsch alias Paul Woodrugh, giovane agente di polizia che ha già una grande esperienza alle spalle.

Intrecci più semplici, dicevamo, nel segno del giallo. Un consigliere comunale muore e sia i 3 poliziotti – appartenenti a 3 diversi distretti – che Frank vogliano scoprire il responsabile. Ogni volta che un tassello viene trovato, se ne perde un altro. E la soluzione del rebus si fa remota. Ancora una volta Pizzolatto punta sui colpi di scena (attenzione alla seconda puntata) e mette a dura prova i suoi stessi personaggi. Li sfianca. Fa perdere loro di vista, però, il vero nemico. Non serva tanto la forza fisica quando quella psicologica, per resistere. Nulla è come sembra, e non si tratta di una frase retorica. Il bene e il male sono mescolati talmente bene che riesce difficilissimo distinguerli… Eppure si deve, in qualche modo. In fondo, la storia è secondaria. Sono i personaggi, con le loro mille sfumature – molte delle quali imprevedibili – a tenere lo spettatore col fiato sospeso. Le premesse affinché anche stavolta si sviluppi una “dipendenza” dal piccolo schermo ci sono tutte…

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