La vita è bella, la vera storia di Rubino Romeo Salmonì che ha ispirato Benigni

Distribuito nelle sale cinematografiche ormai 24 anni fa, La vita è bella è sicuramente tra i film italiani più celebri al mondo. La pellicola, diretta e interpretata da Roberto Benigni, vanta inoltre la vittoria di tre Premi Oscar in occasione dell’edizione del 1998. A ciò si aggiungono anche una sfilza di numerosi altri riconoscimenti, tra cui ben 9 David di Donatello.

Insomma, un successo di critica e di pubblico che lo ha reso anche il film italiano dal maggior incasso della storia. Ma forse, non tutti sanno che l’atteggiamento scherzoso di Guido Orefice, interpretato dall’attore toscano, non sia stato solo una scelta di sceneggiatura. Dietro all’indole ottimista e confortante verso il piccolo Giosuè, infatti, si nasconde una dolorosa storia vera. A ispirarla, lo scrittore Rubino Romeo Salmonì che ha vissuto sulla propria pelle quegli orrori. Scopriamo, dunque, chi era l’uomo che ha ispirato La vita è bella.

La vita è bella, la vera storia di Rubino Romeo Salmonì: ricordare è un dovere civico

Mai come oggi è importante ricordare. La memoria è infatti prima di tutto un dovere civico, perché ci permette di non ricadere nell’indifferenza e, di conseguenza, negli errori commessi nel passato. Film come La vita è bella sono importanti per questo motivo: aiutano a tenere vivo il ricordo. La pellicola di Benigni, tuttavia, ingiustamente accusata, in alcune occasioni, di aver “ridicolizzato” l’Olocausto, in realtà è una storia struggente. È il sacrificio di un padre verso il proprio figlio, che arriva a mistificare l’orribile realtà per non traumatizzarlo. Il tutto assume un taglio ancora più tragico, se si pensa che il personaggio di Guido Orefice sia ispirato a una storia vera.

La vicenda del protagonista de La vita è bella si ispira alla storia dello scrittore Rubino Romeo Salmonì. Nato a Roma da una famiglia ebraica riuscì a sfuggire al rastrellamento nel ghetto di Roma il 16 ottobre 1943. Tuttavia, l’anno successivo andò incontro all’arresto che lo portò a essere rinchiuso a via Tasso e, in seguito, nel carcere di Regina Coeli. Il 22 giugno, però, Salmonì fu caricato su un treno per essere deportato nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove giunse quattro giorni dopo. Insieme a lui anche due suoi fratelli, che purtroppo morirono durante la prigionia.

Nonostante tutto, gli altri sopravvissuti lo hanno ricordato per il suo ottimismo e per il temperamento giocoso, grazie al quale fu di conforto agli altri prigionieri. Un’indole che lo portò poi a scrivere il libro Ho sconfitto Hitler, una delle fonti più importanti relative all’Olocausto. Un tratto che Benigni ha ripreso nella caratterizzazione del proprio Guido Orefice per La vita è bella. Salmonì è venuto a mancare il 10 luglio 2011, all’età di 91 anni, ma la sua eredità rimarrà impressa nella storia per i secoli a venire.

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