Non ci resta che piangere, le curiosità sul film cult per eccellenza

Non ci resta che piangere è un film simbolo del cinema italiano, ormai un classico con Massimo Troisi e Roberto Benigni.

La pellicola del 1984 è prossima ai suoi 40 anni e continua ad essere tra le più amate ed apprezzate da diverse generazioni di amanti del cinema.

Non ci resta che piangere, un grande classico del cinema italiano. Diretto, scritto e interpretato da due grandi personaggi, Roberto Benigni e Massimo Troisi. La comicità toscana e la napoletana unite in connubio esplosivo.

Vi sono alcune curiosità sul film di cui probabilmente non siete a conoscenza, anche se siete tra i grandi e numerosi estimatori della pellicola.

Non ci resta che piangere, curiosità e aneddoti sull’amata pellicola con Benigni e Troisi

Roberto Benigni, in occasione dell’uscita in blu-ray del film, nel 2010 dichiarò che per scegliere il titolo del film, disse a Troisi: “Ti leggo una poesia, dimmi quale ti piace di più per il titolo”. Il regista toscano spiegò poi di essersi fermato proprio su Non ci resta che piangere, dicendo: “Questa mi piace”. Il titolo del film è dunque tratto da una poesia di Francesco Petrarca.

La poesia dice: “Non omnia terre /obruta: vivit amor, vivit dolor, ora negatur / regia conspicere, at fiere et meminisse relictum est”, che tradotta sarebbe: Non tutto in terra è stato sepolto: vive l’amor, vive il dolore, ci è negato veder il volto regale, perciò non ci resta che piangere e ricordare.

Non ci resta che piangere arrivò nelle sale italiane il 21 dicembre 1984. Fu campione di incassi per tutto l’anno successivo guadagnando 15 miliardi delle vecchie lire.

Non ci resta che piangere curiosità
Benigni e Troisi nella scena della lettera a Savonarola (YouTube) – VelvetCinema.it

Non fu facile trovare l’ispirazione. Benigni e Troisi per scrivere il copione, chiesero tempo e diversi trasferimenti. Inizialmente i due si ritirarono a Cortina d’Ampezzo per un mese. Poi cambiarono location e decisero di andare al mare. Non del tutto convinti si spostarono ancora e finirono in Val d’Orcia.

Dopo tutto questo spostarsi a destra e sinistra, il duo si presentò davanti a Mauro Berardi e Ettore Rosboch, i produttori del film, con qualche appunto su cui era semplicemente riportato che il film si sarebbe ambientato nel medioevo e che loro due avrebbero bloccato Cristoforo Colombo.

Il film è basato quasi tutto sull’improvvisazione. Molte scene vennero poi rimosse in fase di montaggio un po’ per la necessità di ripeterle o sistemarle, un po’ per le risate dei presenti sul set. Troisi e Benigni sono infatti riusciti a creare un film quasi totalmente inventato sul momento, con il risultato che ben conosciamo.

Per avere un’idea di improvvisazione nel film possiamo ricordare la scena di loro due a letto in locanda, quando Benigni si agita perché non riesce a trovare una buona posizione per riposare. Troisi si mette a ridere prima della sua battuta, circostanza ovviamente non prevista.

Amanda Sandrelli venne intervistata in merito e disse di non aver mai visto un copione: “Al massimo c’era una sorta di canovaccio per qualche scena” spiegò inoltre che Roberto e Massimo si trovavano la mattina in roulotte e scrivevano qualcosa, per poi iniziare a girare.

La famosa scena della dogana, indimenticabile e citata più e più volte. “Un fiorino!” Il pagamento richiesto ai due protagonisti. Fu un momento talmente comico che venne girato moltissime volte, senza riuscire comunque ad ottenere un ciak senza risate. Infatti, la scena data per buona, vede comunque un Roberto Benigni sconvolto dalle risate.

Un’altra scena passata alla storia è quella in cui Mario canta ‘Yesterday’ a Pia. La Sandrelli sapeva solo che avrebbe canticchiato qualche brano ma non quale. Nel sentir Yesterday, la Sandrelli riuscì a trattenere le risate, che arrivarono invece nel momento in cui Troisi aggiunse: “Bom, bom”.

Non ci resta che piangere e gli errori presenti nel film

Nel film ci sono alcuni errori storici. Nella scena della locanda, quando Astriaha entra e parla in spagnolo, dicendo: “Ustedes son espanoles?” Che tradotto significa: “Loro sono spagnoli?”, perché in Sudamerica si usa il “loro” al posto del “voi” nel plurale. Tuttavia, la giovane doveva essere spagnola, poiché i due erano in Spagna e all’epoca, il Sudamerica non aveva lo spagnolo come lingua considerato che gli europei non erano ancora arrivati.

Un altro errore invece è dato dalle piante presenti nella scena del treno. Si possono vedere infatti degli eucaliptus e un campo di mais. La prima pianta è australiana mentre la seconda proviene dalla Americhe, dove Colombo stava appunto andando. Va precisato che il treno è un pezzo di storia vera, si tratta infatti di uno degli ultimi tre esemplari del Gruppo 400 delle Ferrovie Calabro-Lucane.

Lo stesso Leonardo da Vinci presenta qualche piccolo errore, o forse una scelta ‘stilistica’ di Benigni e Troisi. In ogni modo l’artista viene rappresentato con i capelli lunghi e bianchi ed è anziano, mentre all’epoca da Vinci aveva solo 40 anni.

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Una delle scene con Leonardo da Vinci (YouTube) – VelvetCinema.it

Un’altra scena cult è quella della lettera che Mario (Troisi) e Saverio (Benigni) scrivono a Savonarola per poter liberare il loro amico Vitellozzo. Ovviamente si tratta di un chiaro omaggio al film ‘Totò Peppino e la malafemmina’, in più è l’ennesimo momento completamente improvvisato. Un vero capolavoro.

In questa scena vi è un errore storico legato a Savonarola. Nel film siamo nel 1492 ma il governatore prese il potere a Firenze solo dopo la cacciata dei Medici, quindi sul finire del 1494. Nel film sarebbe dovuto comparire anche Savonarola in persona, interpretato da un caro amico dei due comici, Marco Messeri. Purtroppo, a causa dei numerosi tagli, questa scena venne rimossa.

Non ci resta che piangere è anche un fumetto

Il film, tramite l’abile mano di Cristina Portolano e Silvia Rocchi, è diventato anche un fumetto. Si tratta in realtà di una VHS illustrata che ha come titolo ‘This is not’, pubblicata da Tinals. Il dettaglio simpatico è che anche le due fumettiste sono una campana e l’altra toscana.

Del film esiste anche una versione inedita e molto poco conosciuta della durata di ben 2 ore e 24 minuti. Una trasposizione che parla in realtà del rapporto tra Mario (Troisi) e Astriaha (Iris Peynado). La ragazza ha un ruolo più centrale in questa versione, trasmessa solo una volta sull’ormai purtroppo scomparsa Telemontecarlo.

Curiosità Non ci resta che piangere
Amanda Sandrelli in una scena del film (YouTube) – VelvetCinema.it

Di solito succede che venga tratto da un libro un film, in questo caso invece accadde il contrario. Venne scritto successivamente un libro, sempre da Troisi e Benigni, basato sulla sceneggiatura del film. Il libro presenta qualche piccola differenza rispetto al film. Saverio nel libro, dice a Mario di sapere come tornare nel presente ma aggiunge che glielo rivelerà solo dopo che questo avrà accettato di sposare la sorella.

Le riprese del film si svolsero tutte in Italia. Alcune nel Lazio, altre negli studi di Cinecittà. La prima scena, quella con il passaggio a livello, è stata girata a Capranica, in provincia di Viterbo. La scena invece dell’albero sotto cui i due protagonisti si vanno a rifugiare durante il temporale è stata girata sul Lago di Bracciano.

La famosa scena della dogana è stata girata presso il Castello di Rota, a Tolfa. Mentre invece la scena della spiaggia da cui parte Cristoforo Colombo a Cala di Forno, nella Maremma Toscana. Per la scena con Leonardo da Vinci, quando lo scienziato fa gli esperimenti, la location è il Parco archeologico e naturalistico di Vulci.

Roberto Benigni e Massimo Troisi: lo splendido rapporto di amicizia

Roberto Benigni e Massimo Troisi, un’amicizia vera la loro, un affetto profondo. Fu con questo spirito che decisero di creare ‘Non ci resta che piangere’, una sorta di ‘celebrazione’ del loro legame.

Curiosità non ci resta che piangere
Massimo Troisi e Roberto Benigni (foto Ansa) – VelvetCinema.it

“Tra noi era nata un’amicizia incondizionata, come quando nasce un amore. Il nostro rapporto era fondato sulla gioia, la purezza e l’allegria. Massimo se n’è andato troppo presto. Era un autore vero”. Le parole di Roberto Benigni.

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