
La Fortezza: il sorprendente viaggio di Michael Mann nell'horror
Nel 1983, Michael Mann, un regista famoso per la sua abilità nel creare thriller avvincenti e visivamente straordinari, si avventurò in un territorio completamente nuovo con “La Fortezza” (The Keep). Questo film, uscito il 16 dicembre dello stesso anno, si allontanava dalle sue opere precedenti, come “Strade violente” (Thief), immergendosi nel genere horror gotico ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Con un budget di 6 milioni di dollari, Mann si trovò a gestire una produzione complessa e problematica, che avrebbe portato a un risultato controverso e divisivo.
La trama e l’adattamento
“La Fortezza” è tratto dal romanzo omonimo di F. Paul Wilson, che presenta una trama affascinante: un plotone di soldati nazisti si rifugia in una fortezza abbandonata nei Carpazi, solo per scoprire che è abitata da un’antica entità malvagia, Molasar. Il romanzo, riconosciuto per i suoi personaggi ben sviluppati e per una tensione palpabile, sembrava un candidato perfetto per l’adattamento cinematografico. Tuttavia, Mann non nutriva affetto per il libro, scegliendo di lavorare su di esso più per il desiderio di esplorare un’estetica espressionista e onirica che per il legame con la storia originale.
La produzione e le difficoltà
Il film si distingue per la sua fotografia sublime e per la colonna sonora dei Tangerine Dream, che contribuiscono a creare un’atmosfera inquietante e surreale. La predominanza del blu in ogni scena diventa quasi un marchio di fabbrica di Mann, rendendo “La Fortezza” immediatamente riconoscibile. Tuttavia, il risultato finale è un’opera strana e frammentata, con una narrazione che lascia molte domande senza risposta. La Paramount Pictures, preoccupata per le reazioni negative delle anteprime test, si intromise pesantemente nella fase di montaggio, riducendo il film a soli 95 minuti e tagliando molte scene cruciali.
Questa interruzione del processo creativo ha avuto conseguenze devastanti. Il coordinatore degli effetti visivi, Wally Veevers, una figura chiave nel settore, morì durante la post-produzione, lasciando il film con una battaglia finale incompleta. La scelta di rimuovere scene significative ha portato a una narrazione che appare disconnessa, con momenti che si susseguono senza contesto. Per esempio, il protagonista Glaeken, interpretato da Scott Glenn, ha un ruolo ridotto rispetto al romanzo, dove è un essere immortale con un legame diretto con la fortezza e il suo nemico Molasar.
L’eredità di “La Fortezza”
Nonostante il flop commerciale e le stroncature della critica, “La Fortezza” ha trovato nel tempo una sua audience di culto. La sua visione peculiare e la combinazione di elementi horror e surrealisti hanno attratto nuovi spettatori, rendendolo un’opera misteriosa e ambita. La mancanza di un’edizione home video ufficiale in Italia ha contribuito a creare un alone di mistero attorno al film, che continua a essere trasmesso in programmazioni notturne e piattaforme di streaming come Netflix.
Negli anni, la crescente fascinazione per “La Fortezza” ha portato alla realizzazione di un documentario intitolato “A World War II Fairytale: The Making of Michael Mann’s The Keep”, che esplora la travagliata produzione del film e raccoglie interviste con membri del cast e della troupe. Tuttavia, Michael Mann ha preferito mantenere le distanze da questo capitolo della sua carriera, evitando di discutere del film nelle sue interviste.
In definitiva, “La Fortezza” rappresenta un episodio unico nella filmografia di Michael Mann, un’opera che, nonostante le sue imperfezioni e il fallimento iniziale, continua a suscitare interesse e dibattito tra gli appassionati del genere horror e del cinema in generale. La sua eredità, sebbene controversa, è un tributo alla curiosità artistica e alla sperimentazione di un regista che ha osato esplorare strade nuove.