#Review, recensione di “Questione di tempo”: la commedia romantica di Richard Curtis

Quando compie 21 anni, all’indomani dell’ennesima festa di Capodanno insoddisfacente, il padre di Tim (Domhnall Gleeson) gli rivela un segreto che accomuna tutti gli uomini della sua famiglia: da generazioni, possono viaggiare nel tempo. Non hanno il potere di cambiare gli avvenimenti storici, ma possono ritornare nel passato per modificare il corso della propria vita. Quando Tim si innamora a prima vista della bella Mary (Rachel McAdams), farà di tutto per conquistarla, viaggiando indietro nel tempo pur di rivederla.

A dispetto di una trama che sembra banale, “Questione di tempo” è la tipica commedia britannica confezionata da Richard Curtis, un vero e proprio esperto del genere, che ha regalato humor e romanticismo a milioni di spettatori con i suoi “Quattro matrimoni e un funerale”, “Love Actually” e “Notting Hill” e che anche questa volta – come regista e sceneggiatore – è stato capace di confezionare una pellicola intelligente senza essere pretenziosa.

Il tema dei viaggi del tempo (e della capacità di modificare gli eventi della propria vita) è stato spesso trattato sul grande schermo, da “Sliding doors” a “Ricomincio da capo”: questa volta però il regista riesce ad alternare lacrime e risate, in un meccanismo che può anche risultare prevedibile, ma è sempre di sicuro effetto.

Qua e là, Curtis fa riemergere le caratteristiche vincenti dei personaggi che ha tratteggiato in passato: Tim è l’alter ego dello Hugh Grant di “Quattro matrimoni e un funerale”, ma in “Questione di tempo” ritornano anche il coinquilino pazzo (questa volta è il burbero sceneggiatore teatrale interpretato da Tom Hollander) e l’eccentrica sorella del protagonista (la complicata Lydia Wilson, che veste i panni di Kat), entrambi presi in prestito da “Notting Hill”. Menzione speciale a Bill Nighy, uno degli attori feticcio di Curtis, che qui interpreta il padre di Tim con uno humor e una delicatezza unica, grazie a dialoghi frizzanti e divertenti.

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