Sotto una buona stella: Carlo Verdone racconta solitudine e richiesta d’affetto

Senza realtà io non so lavorare. Ho sempre osservato e raccontato ciò che mi circonda. Fermo il periodo che vivo e cerco di essere sempre onesto“: eccolo, Carlo Verdone. Eccolo durante la conferenza stampa di presentazione del suo nuovo film, Sotto una buona stella, che approderà nelle sale giovedì 13 febbraio prodotto da Aurelio e Luigi De Laurentiis. Chi ha assistito alla proiezione s’è ritrovato a ridere e sorridere più di una volta, constatando per l’ennesima volta il talento del “maestro” ma anche di Paola Cortellesi, la co-protagonista, e dei ragazzi che compongono il resto del cast: Tea Falco, Lorenzo Richelmy, Eleonora Sergio.

E’ stato un parto – ammette Carlo – molto lungo. E’ uno dei miei film che sono durati di più per quanto riguarda la fase di ideazione. Una cosa simile mi era già successa con Borotalco, per trovare il soggetto ci ho messo dodici mesi; stavolta non sono arrivato a tanto ma comunque è passato molto tempo. Non riuscivamo a trovare un accordo col produttore“. Poi, quando erano tutti stremati, Pasquale Plastino – che firma il soggetto e la sceneggiatura insieme alo stesso Verdone e a Gabriele Pignotta, e alla sceneggiatura ha poi collaborato anche Maruska Albertazzi – ha tirato fuori un vecchio plot, “un appuntino di tanti anni fa che ci è sembrato efficace per l’inizio della storia. E finalmente la storia ha preso forma“. La storia di Federico Picchioni (Verdone), uomo d’affari assai benestante, che all’improvviso vede il proprio mondo sgretolarsi: l’ex moglie muore, i due figli (Tea Falco e Lorenzo Richelmy) si trasferiscono a casa sua ma per lui sono praticamente degli sconosciuti e la splendida quanto giovane fidanzata (la Sergio) lo molla a stretto giro, subito esasperata dalla situazione (che relazione è – si domanda il protagonista – quella che finisce dinanzi al primo, vero problema?).

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Tutto sembra precipitare fino all’arrivo di Luisa (Paola Cortellesi), una vicina di casa a dir poco sui generis. Di professione fa la tagliatrice di teste ma vive male il fatto di dover licenziare le persone e dunque, la sera, cerca loro un altro lavoro. Luisa è stata “ripudiata” dalla sua ricchissima famiglia perché in passato ha mollato il fidanzato ufficiale a un passo dall’altare e perché s’era invaghita di un comunista. Insomma, anche lei ha qualche deficit sentimentale. Ed è proprio questo il punto: Sotto una buona stella affronta temi delicati e attualissimi come la crisi economica, la disoccupazione, la precarietà dei giovani, le conseguenze dei matrimoni sfasciati troppo in fretta. Ma prima di tuttoè un film – sottolinea Verdone – sulla ricerca di qualcuno che ci stia accanto, sulle solitudini che trovano la luce di una buona stella. Perché questo è un momento di grande, grande solitudine. E volevo raccontare una richiesta di aiuto, di protezione“.

Con la generosità di chi ormai non deve dimostrare più niente, Verdone ha spostato il baricentro sulla Cortellesi rendendola figura chiave e personaggio risolutivo; il suo personaggio è una donna che può sembrare a volte un po’ strampalata ma che non si risparmia nell’uso del cuore e che ha il coraggio dell’iniziativa: “Non desideravo altro che lavorare con Verdone – dice l’attrice romana – ed è stato ancora più bello di quanto mi aspettassi. Un sogno che si è avverato“. Il suo modo di dirigere è serio e rigoroso, ma a lei va benissimo così perché ritiene che l’impegno sia un elemento fondamentale per la piena riuscita di un progetto; e comunque i momenti di divertimento sul set non sono mancati, quindi cos’altro desiderare? Nulla. Desiderano invece fuggire all’estero la Falco e Richelmy che, nonostante la magnifica esperienza fatta, guardano l’Italia dietro un paio di lenti nere. Forse, anche per la loro età, ancora non riescono a vedere con chiarezza la loro buona stella. Ma Verdone fa il tifo per loro e per tutta la generazione che rappresentano. “Io ho bisogno di lavorare coi giovani: mi danno energia e in cambio dò la mia esperienza“. Uno scambio equo, che ha dato vita a una bella commedia in cui non manca – come nella migliore tradizione – un po’ di amarezza. Quella giusta dose che fa riflettere e commuovere, ma che riesce anche ad accendere la voglia di migliorare qualcosa. In qualche senso. Chi ama Verdone non resterà deluso, chi ama la commedia e il cinema italiano neanche. E chi ha la voglia di ritrovarsi davanti a uno specchio… Beh, sotto molti punti di vista sarà accontentato.

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