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Categorie: Recensioni

Maps to the stars, David Cronenberg alza il tiro e non delude

Un appuntamento per chi da sempre ama David Cronenberg, ma anche per chi finora non si è mai avvicinato al suo cinema. E per chi ha voglia di vedere qualcosa di diverso, soprattutto ora che la stagione cinematografica volge al termine. Domani, 22 maggio, arriva nelle sale italiane il suo nuovo film Maps to the stars – presentato al Festival di Cannes nei giorni scorsi – che rappresenta anche una sorta di sfida/esperimento. Sì, perché Cronenberg si allontana un po’ da quanto fatto finora, sia pur conservando i contorni di quei mondi strani che tanto lo affascinando. Mondi costellati da allucinazioni, ironia, inquietudine.

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Il regista canadese ancora una volta alza la sua asticella personale e racconta della famiglia Weiss, che abita una magnifica villa poco distante da Hollywood. La madre Cristina coltiva le sue grandi ambizioni e la sua sete di successo tramite il figlio, che ha soltanto 13 anni e già è un personaggio televisivo con esperienze legate alla droga. Il padre Stafford (John Cusack) è uno psicologo e lavora anche lui per il piccolo schermo con discreto successo. La sorella Agatha (Mia Wasikowska) sogna la gloria (manco a dirlo) ma ha il volto sfregiato per cause misteriosa. Lei stessa è una figura misteriosa e a tratti indecifrabile. La ragazza diventa assistente di Havana (Julianne Moore), diva in declino con qualche turbe psichica di troppo, e fa amicizia con l’autista (Robert Pattinson), che a sua volta fa questo mestiere per tirar su qualche soldo ma in realtà sogna di affermarsi come attore e sceneggiatore.

Le limousine che Pattinson guida sono le stesse che, in Cosmopolis, di sera sparivano: Cronenberg ama mescolare qualche carte per creare un effetto destabilizzante, si sa. Effetto che riguarda pure il genere: l’inizio è quasi da commedia, man mano che la vicenda si snoda diventa dramma, pellicola psicologica. Vivi e morti sembrano darsi il cambio, l’ambizione si mescola al pettegolezzo e alla frustrazione per poi tramutarsi in tormento. E Cronenberg, però, non guarda mai i suoi personaggi con serietà. Conserva sempre una sorta di sorriso beffardo e sarcastico. E intanto lancia colpi di scena come fossero sassi: incesti, ossessioni, abusi. Non è un film leggero, no. Eppure è un film tutt’altro che pesante. Un film di Cronenberg: finora è sempre valsa la pena…

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