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Categorie: Recensioni

The Walk: tensione ed emozioni corrono sul filo grazie a Robert Zemeckis e al 3D

7 agosto del 1974. Il funambolo francese Philippe Petit sorprese la città di New York camminando su una fune d’acciaio tesa tra le due torri non ancora inaugurate e parzialmente occupate del World Trade Center. Coloro che in quel momento si trovavano nei pressi si fermarono, guardarono in alto sbigottiti e videro l’impossibile: un uomo che sembrava danzare alto nel cielo. A distanza di oltre 40 anni il regista Robert Zemeckis ha deciso di raccontare l’impresa, mettendo gli spettatori nei panni di Petit. Presentato nel corso della decima edizione della Festa del Cinema di Roma, il film The Walk fa il suo debutto nelle sale italiane il 22 ottobre distribuito in 300 copie dalla Warner Bros.

Leggendo i primi commenti dopo la premiere americana, erano in tanti ad aver affermato di essersi sentiti poco bene a causa delle vertigini provate vedendo il film. A primo impatto sembrava una mossa pubblicitaria o ricordava quel leggendario primo film sul treno che fece scappare dalla sala gli ignari e inesperti spettatori. Beh la realtà invece è che il regista è riuscito nell’impresa di trasmettere non solo le emozioni (tanto del protagonista quanto di chi ha vissuto da vicino quel momento memorabile), ma anche le sensazioni, tanto che in più di una circostanza sembra davvero di essere sospesi nel vuoto. Merito anche della tecnologia 3D, una delle migliori mai realizzate.

E pensare che inizialmente Philippe Petit era contrario: “Amo molto il cinema e penso che il 3D non serva, che a essere necessari siano il talento del montatore, del regista, del direttore della fotografia e di tutti quelli che fanno un film” ha affermato all’anteprima capitolina che lo ha visto assoluto protagonista. “Questa volta ho fatto un’eccezione perché il 3D mi permette di portare il pubblico con me su quel cavo“. È stato lui stesso a raccontare il progetto nel suo bestseller Toccare le nuvole (To Reach the Clouds), pubblicato in Italia da Ponte alle Grazie come tutti gli altri suoi libri. Dal romanzo è stato poi tratto il documentario Man on wire del 2008 e ora il kolossal realizzato dall’autore di cult come All’inseguimento della pietra verde, la trilogia di film di Ritorno al futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit?, Forrest Gump e Cast Away, che è stato accolto da applausi a scena aperta anche a Roma e si prepara a conquistare il pubblico nei prossimi giorni.

Alla conferenza stampa, Philippe Petit ha raccontato la sua impresa (arrivando perfino a mimarla), ma anche reso onore al regista e all’attore Joseph Gordon-Levitt che lo interpreta nella pellicola, accompagnato tra l’altro da un cast d’eccezione in cui figurano Ben Kingsley, Charlotte Le Bon e James Badge Dale. Infine ha svelato uno suo progetto che riguarda l’Italia: “Vorrei attraversare le cave di marmo di Carrara con un’illuminazione fatta da trentamila candele e con la musica di sottofondo. Aspetto solo l’invito delle autorità“. Per un uomo che ha fatto della sua vita una sfida continua non ci si poteva aspettare di meno.

Foto by Ufficio Stampa
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