Veloce come il vento: la locandina del film con Stefano Accorsi e Matilda De Angelis

Molti già ritengono che questa sia la migliore prova di Stefano Accorsi. Molti hanno ribattezzato Matteo Rovere come il nostro Luc Besson e/o il nostro Ron Howard. Di certo lui ha preso esempio da pellicole come Rush, ma anche come Fast ad Furious, per il suo Veloce come il vento. Pellicola che, presentata in anteprima alle Giornate Professionali del cinema, ha riscosso notevoli consensi. Conquistando i titoli di “grande sorpresa” e “film rivelazione”. L’uscita nelle sale è fissata per il 7 aprile 2016, 01 Distribution ha diffuso online la locandina. Era da un bel po’ che il cinema italiano non realizzava scene di inseguimento, di guida ad alto tasso di adrenalina, di corse e piloti. Rovere, con il suo action movie, l’ha fatto. E l’ha fatto bene. A Stefano Accorsi ha chiesto di ispirarsi alla figura di Carlo Capone, nostro campione indiscusso che purtroppo si è “interrotto”. Da oltre vent’anni conduce una vita molto triste, fatta di dolore e solitudine. Pensarci fa male al cuore, ma tant’è.

Ha perso oltre dieci chili, Stefano. Si è sporcato, ingrezzito e messo in gioco. Interpreta Loris Di Martino, ex pilota degli anni Novanta tossicodipendente, che esce dal tunnel e ritrova la luce grazie all’amore per le auto e per la sorellina Giulia. Ovvero Matilda De Angelis, al suo debutto come attrice. Anche la ragazza è pilota, campione italiano gp. E il fratello, con i suoi metodi per certi versi discutibili ma efficaci, assume l’incarico di prepararla per la gara. Decide di inseguire la vittoria insieme a lei. I due così si ritrovano sotto ogni punto di vista, dopo la scomparsa del padre. Storia di corse, dunque, ma anche di cuori.

veloce come il vento

E le corse sono vere, nessun effetto speciale. Rovere è arrivato alla conclusione che questo fosse l’unico modo per ottenere risultati di un certo livello. Così Matilda, fra l’altro, si è spesso ritrovata al volante per girare scene che nella realtà probabilmente non vorrebbe vivere mai. Altra nota particolare: quel dialetto emiliano romagnolo che, mescolato al gergo del mondo dei motori, in certi istanti risulta incomprensibile. E non ci sono “traduzioni” di sorta.

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