La vita possibile [RECENSIONE + VIDEO]

Dopo “Gli equilibristi” e “I nostri ragazzi”, Ivano De Matteo torna alla regia con un film che ha come tema la solitudine, l’amicizia e l’amore.

La vita possibile è un emozionante racconto che vede il suo incipit in una delle piaghe della nostra società: la violenza domestica. Anna e Valerio sono una mamma e un figlio che vivono a Roma ma, sopraffatti dall’ennesima scena di violenza inflitta dal marito e papà decidono di scappare a Torino per iniziare una nuova vita.

Valerio (Andrea Pittorino) è un ragazzo con tante passioni, amici e punti di riferimento che, come tutti i giorni, torna a casa da scuola. Entrato nella sua abitazione vede il padre (Ivano De Matteo) che insulta e picchia la mamma (Margherita Buy). La scena lo lascia impietrito. Tanto da non trattenere la pipì. Anna decide quindi di denunciare per l’ennesima volta il marito e scappa a Torino con il figlio, a casa della sua migliore amica Carla (Valeria Golino) in cerca di una nuova vita. Cambiare vita si rivelerà difficoltoso per entrambi. Anna ha abbandonato tutto, come punto di riferimento le è rimasta solo Carla ed è morsa dai sensi di colpa per aver strappato gli amici, un padre e la quotidianità al figlio. Valerio dopo lo shock subito a Roma si è chiuso in se stesso. Non ha più amici, fatica a trovarne di nuovi ed è combattuto verso il bene che vuole alla mamma e il suo risentimento verso di lei per la situazione che patisce. Le sue uniche passioni sono una bicicletta con la quale gira tutto il giorno e il gioco del calcio. Proprio grazie alla bicicletta incontrerà il suo primo amore, una prostituta (Caterina Shulha) che diventerà prima la sua unica amica e poi la sua prima delusione amorosa.

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Ma Anna e Valerio non sono gli unici personaggi a sentirsi soli, tutto il film è intriso di palpabile solitudine. Il regista De Matteo riesce nel difficile compito di trasmettere un senso di lontananza, emarginazione invece della rabbia. Carla, l’amica di Anna, è una donna gioiosa, buffa, ma tremendamente sola. Farà di tutto pur di tenere in casa con lei i suoi ospiti. Anche spendere 10 euro per comprare una televisione, da lei tanto odiata. Mathieu (Bruno Todeschini) è invece il proprietario di una locanda sotto casa di Carla. L’uomo vive in solitudine, con un terribile senso di colpa dato da un incidente nel quale è morto un bambino. Saranno proprio Anna e Valerio a dargli la forza di ricominciare. Proprio grazie a lui, ex giocatore di calcio, che Valerio riuscirà pian piano a rifarsi una vita e ad essere accettato dai suoi coetanei. L’uomo diventerà la figura parterna di cui Valerio ha fortemente bisogno.

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Un film che stupisce per l’intensità e la dovizia di particolari con la quale vengono raccontate le reazioni psicologiche dei personaggi, frutto anche di un lavoro socio-documentaristico che il regista Ivano De Matteo ha compiuto frequentando centri sociali e persone che subiscono o hanno subito traumi come quelli raccontati nella pellicola. Esperienze che ha poi riversato nel suo lungometraggio. De Matteo viene da tre film che parlavano di famiglie “normali” che alla fine della pellicola andavano in pezzi (La bella gente, Gli equilibristi e I nostri ragazzi). Nel suo ultimo lavoro ha voluto raccontare una famiglia distrutta che riesce a rinascere. L’obbiettivo era quello di non creare un film sulla violenza, bensì un film sulla speranza. Non con il classico happy ending ma sulla forza che può spingere le persone a cambiare la loro vita.

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