Festa del Cinema di Roma 2023, la recensione di How to Have Sex: sorprende Molly Manning Walker

Un film molto interessante che ci ha regalato la prima giornata della Festa del Cinema di Roma 2023 è sicuramente How to Have Sex diretto da Molly Manning Walker.

Il film è stato mandato in scena alle ore 8.30 all’interno di “Alice nella Città” al Teatro Studio G.Borgna per una durata di 98 minuti con grande soddisfazione alla fine del film da parte dei giornalisti presenti.

La protagonista del film è interpretata da Mia McKenna-Bruce che interpreta un’adolescente in vacanza in Grecia con le migliori amiche e travolta da alcol, sesso e qualche situazione al limite dell’accettabile fino a muoversi all’interno di quello che è il “non detto”, il “non mostrato”. Un film che parla di abusi e che si serve di questi per mostrare il lato negativo della gioventù e i pericoli che purtroppo corrono milioni di ragazze ogni giorno.

Un film crudo che ci trasmette sensazioni contrastanti e che affronta la ruvidità dei rapporti che vedono protagonisti giovani incoscienti e non in grado di capire quali conseguenze potrebbero insinuare negli altri. L’opera sa scioccare, ma è sicuramente molto intelligente e in grado di fornirci degli spunti di riflessione molto intensi che hanno a che fare con il reale. È un film che fa paura, che spaventa, che colpisce, che ci fa innervosire e ci mette in guardia. Da guardare tutto d’un fiato dall’inizio alla fine.

How to Have Sex, la provocazione va in scena

Possiamo dire a chiare lettere che con How to Have Sex andiamo incontro alla provocazione che va in scena, che ci porta a riflettere su un momento difficile della vita come l’adolescenza. Molly Manning Walker, per scrivere il film, si è ispirata a ricordi di una vacanza che aveva fatto proprio lei in prima persona da adolescente, sviluppando un tema che aveva già affrontato in precedenza di Good Thanks, You? un cortometraggio che la critica aveva già esaltata.

La regista ha parlato in conferenza stampa a margine dell’evento, specificando: “Quella del film è una storia davvero molto personale, ma mi sono accorta che ha una violenza universale. Il tema del consenso è molto ampio e complicato da trattare, perché non si ferma tutto al semplice concetto di sì o di no. C’è una generale mancanza di gentilezza ed empatia, necessari per capire ciò che l’altra persona sente, comprendere quanto al di là di quello che sembrava un sì, la persona stia vivendo un profondo malessere”.

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