Lift, Stefano Skalkotos a VelvetCinema sul film in uscita oggi su Netflix

Stefano Skalkotos è l’altro attore italiano nel cast di Lift, film uscito oggi su Netflix. L’abbiamo raggiunto in esclusiva per farci raccontare alcune cose sul film e sulla sua carriera.

L’artista ha preso parte a un film molto importante con un cast d’eccezione tra cui spuntano Sam Worthington e Jean Reno.

Stefano Skalkotos intervista
Intervista esclusiva a Stefano Skalkotos (VelvetCinema.it)

Andiamo a leggere le sue risposte.

Che esperienza è stata per te Lift?
Parto col dire che questo film, Lift, resterà un’esperienza abbastanza indelebile. La ricorderò per sempre. Perché questo film per me è stata una sorpresa continua e se mi dai due minuti te la racconto. Dunque, tutto è partito con un provino per un ruolo di poche pose: un carabiniere italiano in borghese del reparto tutela dei beni culturali. Era nominato in origine come “Italian agent”. Un piccolo personaggio inizialmente presente solo nelle scene girate a Venezia. Quindi penso “ma sì, faccio il provino, se lo vinco passo qualche giorno a Venezia e poi venivo da un altro film americano ambientato a Verona, Love in the Villa, e sul set mi ero trovato benissimo. Fortunatamente vinco il provino e da lì a poco parto per Venezia felice e contento, ma con la convinzione che sarebbe stata una breve parentesi sul set di un super action movie all’americana. Le cose però non sono andate così. Dopo il secondo giorno di riprese a Venezia, dove avevo conosciuto Gary e la bravissima protagonista di questa pellicola GuGu Mbatah-Raw (che io avevo già apprezzato da spettatore di “The Morning Show”), iniziano a cambiare magicamente delle cose: mi suona il telefono e la mia agente mi comunica che la produzione vorrebbe che il mio personaggio continuasse anche nelle riprese a Trieste, Belfast e poi Londra. Chiedo che cosa stesse succedendo, se le altre scene da girare avrebbero previsto battute e quante, insomma recitare in inglese è bellissimo, ma comunque è un’altra lingua, un conto sono cinque battute un conto sono venti o trenta. Mi sale un po’ di ansia, per dirla tutta. Non ottengo risposte, se non “domani mattina incontrerai regista e produttrice sul set e ti spiegheranno tutto”. Mi ritrovo dunque all’interno di una delle chiese più belle di Venezia, non dirò quale per non spoilerare nulla, con una delle produttrici del film che gentilmente mi spiega che Gary ha voluto sviluppare il mio personaggio e mi ringrazia mille volte per la mia disponibilità. Mi mette in mano dei copioncini e e mi dice “you are Stefano”. E qui inizia una scenetta di trenta secondi tipo un film di Totò. Premetto, era mattina presto, attorno a me stava accadendo tutto quello che un attore o un’attrice può solo lontanamente sperare ed ero leggermente rimbambito. Io rispondo: “ok i’am Stefano, but I don’t see my character on the script”. Io avevo urgenza di capire quante battute dovessi imparare a memoria e cercavo sulla sceneggiatura “Italian agent”. Lei mi guarda stupita, ma forse anche con un po’ di compassione. “No, no you are Stefano” / “Ok, I’m Stefano. But I don’t read Italian Agent on the script” / “You don’t understand…. Your character is Stefano”. Insomma lo sviluppo del mio personaggio prevedeva – oltre alle scene in più – che il mio personaggio prendesse il mio nome. Subito dopo questa bella figura da Italiano all’estero, arriva F.Gary Gray col suo enorme sorriso ad abbracciarmi e a provare con me le nuove battute. Da quel momento per me è iniziato un viaggio, un’esperienza indimenticabile, con un grande regista, una produzione che mi ha aiutato e supportato in tutto e poi dei compagni e delle compagne di lavoro davvero incredibili, direi iconici. Sono andato lungo?

Qual è stato il collega con cui sei più fiero di aver lavorato in questo progetto?
Il mio personaggio interagisce con GuGu Mbatah-Raw e Sam Worthington. GuGu credo sia un’attrice straordinaria, i suoi occhi parlano prima delle sue parole e ti porta a livelli altissimi di recitazione. Questo succede solo con i grandi. Per Sam vale lo stesso, con lui ho condiviso varie scene, ho imparato tantissimo e abbiamo scambiato molte chiacchiere nelle pause, parlando delle nostre rispettive idee sul nostro mestiere. Persona di un’umiltà, semplicità e talento incredibili. Anche incontrare Jean Renò sul set e vederlo lavorare è stato incredibile. Quando l’ho incontrato a Trieste sono rimasto imbambolato una trentina di secondi prima di salutarlo e presentarmi, per me lui è sicuramente Leon, ma soprattutto uno dei due protagonisti di “Le Grand Bleu” di Besson. Considera che sono stato due volte ad Amorgos – l’isola greca dove hanno girato – dopo aver visto quella pellicola! Ma fammi dire un’ultima cosa perché il grazie più grande lo devo certamente a F Gary Gray, che ha creduto in me più di quanto io credessi in me stesso in questa occasione, ha percepito il mio smarrimento e la mia incredulità e mi ha supportato con entusiasmo, grande professionalità ed anche la giusta ironia. E l’ironia è una componente che apprezzo particolarmente, perché credo serva a tenere i piedi per terra e a non prendersi troppo sul serio. È un motore fondamentale per chi si chiede sempre “sarò all’altezza?”.

Ci racconti il tuo personaggio?
Stefano è un carabiniere italiano che si occupa di tutela dei beni culturali. Come sapete la storia si snoda anche attraverso un furto di opere d’arte. La storia di Stefano nel film inizia a Venezia dove sarà di supporto alla protagonista del film (GuGu Mbatha-Raw) alla caccia di un famigerato criminale. Da lì seguirà le indagini dell’Interpol capitanate da Sam Worthington. Stefano è sicuramente un agente zelante e corretto. Credo che il suo carattere si sia determinato anche rispetto alle mie sensazioni di attore e di uomo dentro questo set, ovvero: cercare di essere all’altezza, essere travolto da qualcosa più grande di me e cercare di offrire il meglio attraverso la mia sensibilità, il mio istinto e la mia professionalità e credo che questo abbia caratterizzato anche il mio personaggio. Stefano nel film si contrapporrà spesso con il più autoritario Auxley, ovvero Sam Worthington, che nel film sarà il capo dell’operazione. Il desiderio di fare la cosa giusta porterà Stefano ad essere, a suo modo, determinante in una scena clou del film. Credo che Lift prometta grandi colpi di scena e immagini davvero mozzafiato, con attori e attrici che offrono bellissime performance e spero che lo stesso si possa dire anche di Stefano, io ce l’ho messa tutta 😉

Stefano Skalkotos e il suo futuro

Abbiamo parlato con Stefano Skalkotos anche del suo futuro.

Stefano Skalkotos intervista
Intervista a Stefano Skalkotos su Lift (VelvetCinema.it)

Cosa ci dici del tuo futuro?
È una domanda che mi hanno fatto e mi fanno spesso in questi giorni, ed è una domanda giustissima e lecita, ma in questo momento non ho grandi risposte da dare se non che: mi fermo un attimo a godermi questo momento felice. Il futuro si determinerà spero con altre esperienze entusiasmanti e felici come Lift, spero certamente di lavorare di più nel mio paese, ma sono anche aperto a guardare altrove. Un obbiettivo a dire il vero ce l’ho: correre la Maratona di Atene il prossimo novembre. Da qualche anno sono andato in fissa con la corsa.

Quali sono gli artisti con cui sogni di lavorare sia registi che attori?
Con quali attori? Con i pochi amici e amiche che ho che fanno questo mestiere e con cui c’è stima reciproca. Magari non famosissimi, ma altrettanto bravi e di talento! E poi ovvio… con Al Pacino. Per i registi posso dirti che spero tanto di poter incontrare di nuovo Gary e mi piacerebbe lavorare con Steven Zaillian. Nel panorama italiano ce ne sono un po’, ma se dovessi dirne uno… credo Marco Bellocchio, forse uno degli ultimi Maestri rimasti.

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