#Review – “Bullet To The Head” riporta Stallone al top!

Meraviglioso, semplicemente meraviglioso. “Bullet To The Head” con Sylvester Stallone, assurdamente titolato in italiano dopo un sondaggio tra utenti Facebook come “Jimmy Bobo“, è un action classico, canonico, rigoroso, assolutamente di maniera. Eppure perfetto. Le premesse ottime le avevamo già anticipate in questo post. Ora che il film esce il 4 aprile siamo pronti per darvi la nostra recensione in anteprima.

Il regista Walter Hill verrebbe definito da molti un ottimo mestierante, e ha riscosso durante gli anni ’80 grandi successi: per capirci è l’uomo che ha girato “I Guerrieri della Notte“, “48 Ore“, “Ancora 48 Ore” e “Danko“. Da oltre 10 anni non dirigeva più nulla, ormai dimenticato da un mercato cinematografico sempre più diverso da quello che gli aveva donato onori e fama. Ha dovuto aspettare il ritorno in auge del genere action, ammodernato in chiave ultraviolenta dopo l’exploit doppio de “I Mercenari“, e la telefonata di Sylvester Stallone, per riprendere in mano la macchina da presa.

Il suo nuovo film è sincero e schietto, un’action come ce ne sono pochi in giro, che non usa effetti speciali o il 3D. La trama è puntata sul solito duo di personaggi opposti ma costretti a collaborare: da un lato Sylvester Stallone interpreta Jimmy Bobo, un sicario tradito dai suoi mandanti che ha visto morire un suo compagno d’armi e brama giustizia, ergo vendetta. Dall’altro Sung Kang intepreta un ligio poliziotto asiatico di New York, che si sposta a New Orleans per indagare sulla morte di un ex collega, ucciso appunto dalla coppia di sicari di cui prima. I due protagonisti riluttanti stringeranno alleanza per fare giustizia, pur con fini diversi, e sventare quello che potrebbe essere un grosso scandalo immobiliare. Nel cast incroceremo Christian Slater nel ruolo di un viscido avvocato, la bella Sarah Shani nel ruolo della figlia di Jimmy Bobo e un ottimo Jason Momoa in quello di villain come mercenario assolutamente lunatico e senza scrupoli. Il soggetto è basato su un fumetto, come molto del materiale che ormai giunge al cinema: “Du plomb dans la tête” di Alexis Nolent.

Il film, se non fosse per il gusto della violenza esplicita molto moderno e un paio di scelte grafiche volte ad evidenziare l’origine fumettistica, potrebbe tranquillamente essere stato girato 30 anni fa. La sceneggiatura procede alternando sequenze action molto convincenti e dialoghi serrati tra i protagonisti, senza rinunciare a battute secche e ciniche. Stallone è un antieroe granitico, che nonostante i suoi 66 anni non lesina a mettersi in mostra come protagonista, anche fisicamente e senza nascondere nulla del suo fisico ormai stanco. Prende in spalla il film e lo porta con coraggio a conclusione, donandoci una pellicola molto gradevole, ma soprattutto sincera verso il pubblico: un action soddisfacente senza pretese di grandiosità o di altisonanza – dove aveva sbagliato il pessimo “Jack Reacher” con Tom Cruise di qualche mese fa.

Hill ci mette la sua arte da regista di genere, con inquadrature sempre misurate e una teatralità senza strafare, che rendono ad esempio il duello finale una vera perla. Il film in USA ha raccolto meno del previsto, a causa forse anche della restrizione ai minori viste le sequenze violente. Ma non è sul sangue che si basa la pellicola, bensì suoi suoi cinici e convincenti interpreti. Consigliamo assolutamente la visione del film agli amanti dell’action vecchio stile. Resterete soddisfatti e sazi. E ci auguriamo che la linea tracciata da “Bullet To The Head” venga ripresa in futuro. Abbiamo ancora bisogno di cinema di genere di qualità.

“Jimmy Bobo – Bullet To The Head” di Walter Hill
Il semaforo di VelvetCinema: Luce Verde!

(Foto: Warner Bros.)

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